EMERGERE
Alvise è giovane artista determinato, con la voglia di spaccare e di arrivare ai suoi obbiettivi. Un ragazzo tosto che cerca di superare i suoi limiti e di emergere per non restare nell’ombra. Gli abbiamo posto qualche domanda per poterlo conoscere meglio.
PARLAMI DI TE
-Allora Alvise, raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei?
Ciao, intanto vi ringrazio per lo spazio dedicatomi.
Sono un ragazzo come tanti cresciuto in un paese di campagna vicino a Padova, mi spostavo spesso in quella città. L’ambiente urbano mi ha sempre affascinato, mi piace quell’universo fatto di mille opportunità e storie che si intrecciano. Sono una persona competitiva e penso che più l’ambiente è difficile più aumenta la mia voglia di farcela ed in luoghi densamente popolati ovviamente l’elettricità aumenta. Volevo comunque sottolineare che sono contento delle mie origini, perché mi hanno dato la voglia di
emergere e non rimanere a fare una vita ordinaria. Nascere in un luogo che per quanto mi riguarda non mi dava nulla, mi ha fatto venire voglia di rischiare per avere qualcosa.
-Quanti anni hai? Ti rispecchi in questo numero o ti senti di una differente età?
Ho 24 anni e sì, mi rispecchio in questa età, perchè sento spesso di aver vissuto ogni giorno al massimo rincorrendo i miei obbiettivi. A volte mi lamento di dove sono o vorrei aver fatto di più, ma so che sto dando il massimo per riuscire a fare il meglio nei campi che ho scelto.
-Se dovessi usare solo tre parole per descriverti, quali useresti, e come mai?
Alvise è Affamato, altruista, riflessivo.
Io vengo da una cultura prevalentemente hiphop/rap, questa musica, questa attitudine e questo mood street, le scelte di vita che ho preso, è quello che ha fatto partire in me la voglia di raccontare e raccontarmi, far sapere al mondo che esistevo. In questa cultura si usa spesso l’espressione “Ho fame”, per descrivere che vuoi farcela, la voglia di spaccare, di superare i limiti che pensavi ti fossero imposti e che pensavi non avresti mai superato. In poche parole potreste tradurlo come ambizioso, ma io preferisco di gran lunga affamato, perchè penso che una persona che ha fame fa di tutto per mangiare e di sicuro ha più voglia di farcela di chi pensa che il pane gli sarà dato per meritocrazia. Andando avanti con gli anni ho capito che nessuno ti regala nulla, nemmeno se te lo meriteristi, sento che io e i miei amici ci siamo presi il nostro posto imponendoci senza aiuti esterni. La strada è ancora lunga comunque. Altruista è semplice, vi direi di chiederlo alle persone che mi conoscono, è facile dirvi che mi metto in gioco e mi piace conoscere le persone e rendermi utile, quindi quando ne vedo la possibilità lo faccio. Tutto quello che fai può tornarti indietro, quindi meglio curare bene i legami con le persone a cui tieni o che reputi interessanti. Riflessivo, perché come vedrete nelle mie opere penso molto alla mia vita, a quello che mi accade ogni giorno e a quello che sto facendo. Metto le mani avanti in molte cose, ci ripenso, capisco cosa devo fare, scrivo quello che mi accade, mi metto in discussione.
-Cosa fai nella vita, Alvise?
Disegno e scrivo, se possibile tutti i giorni. Viaggio, molto, esploro le città, mi piace vedere come cambiano le varie dinamiche spostandosi da una regione o da una nazione all’altra, mi piace perdermi e andare in zone nascoste, mescolarmi e a volte entrare in posti che un normale turista non vedrà mai. Mi piace molto anche fare fotografie. La cosa che sicuramente preferisco è visitare le città con un ragazzo che ci vive, così secondo me assapori veramente un posto, perché altrimenti ti ritrovi a fare le stesse cose che fanno i turisti, giro solito, foto davanti ai monumenti soliti, musei. La città per me è molto altro, è un parco-giochi e va esplorato, ti ci devi perdere dentro.
INTERESSI
-Parliamo un po’ di interessi personali qual è il tuo genere musicale preferito?
Come ho detto prima ascolto molto rap e trap italiano, semplicemente perchè mi identifico nei testi che ascolto, sento di stare facendo o in alcuni casi aver vissuto alcune parti di vita, che quegli artisti che tra l’altro sono miei coetanei, raccontano. Quindi non ascolto molto fuori dall’italiano, non perchè non sappia l’inglese, ma perchè mi farebbe ridere pensare di immedesimarmi in artisti che raccontano una realtà che io non ho veramente assaporato.
– C’è un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?
Un film, beh intanto consiglio sicuramente le storie vere, sono quelle che mi prendono meglio. Vedere come qualcuno ce l’ha fatta, come ha scritto la sua storia nel campo che ha scelto è sempre interessante per me. Ora sembrerò contraddittorio perchè ho appena detto che ascolto roba italiana e rindondante perchè torniamo sullo stesso argomento di prima, ma il film che voglio consigliare è “Straight Outta Compton” semplicemente perchè quando lo vidi mi flashò letteralmente, lo vidi in inglese, ero in aereo verso il Giappone con la mia famiglia e questo film raccontava del gruppo che praticamente ha portato in alto il genere che ora ascolto, o comunque è riuscito a rompere quelle barriere imposte da etichette che non volevano che la gente sentisse e parlasse di quello che viveva veramente. E’ sicuramente una delle mie storie preferite, perchè un pugno di ragazzi che non avevano nulla raccontando cosa facevano e dove vivevano hanno raccolto il consenso di chi era come loro per far brillare la loro stella. In più in quel film sinceramente si vedono vari aspetti e dinamiche del lavorare in un gruppo, di come puoi distinguere chi ti sta vicino veramente perchè ti vuole bene e chi ti cerca solo perchè in quel momento sei al top e vuole rubarti tutto quello che può.
-Che tipo di arte preferisci? (da andare a vedere, fotografia, pittura, antica moderna contemporanea etc.)
Se devo scegliere mi piace vedere pittura, fotografia e grafica. Non disdegno il resto ovviamente e a volte trovo qualcosa che mi prende bene nella scultura, ma non essendo uno dei campi in cui voglio specializzarmi preferisco andare a vedere cosa stanno facendo gli altri nel mio campo e capire se io sto stando al passo. Vivo l’arte come uno sport, uno sport molto competitivo. Ovviamente consiglio anche di andare a sentirsi un concerto, che penso sia sempre una delle performance più interessanti, rilassanti e belle da andare a vedere. La musica penso che ad oggi sia sicuramente l’arte che arriva a più persone, da sempre.
-C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto?
No, penso che nessuno sia inarrivabile e penso che tutti scivolino o abbiano scivolato almeno una volta. Siamo umani.
-Hai interessi al di fuori del mondo artistico?
Ho interessi sportivi riguardo la boxe e cerco di rimanere anche lì sul pezzo e quando possibile guardarmi qualche incontro. Inoltre, un altro argomento che mi interessa e vivo da spettatore sono i graffiti, non la “street art”, i graffiti. Le “firme brutte” che vedete in giro per la città. Mi piace il loro concetto, la loro idea ed il loro universo, non che la loro storia. Imporre il proprio nome per ricordare al mondo che esisti, penso che sia una cosa veramente figa. Ho basato la mia tesi del triennio su questo argomento e per chi volesse capire almeno un po’ perchè la gente le fa, consiglio un video di cinque minuti su vimeo, chiamato LITTLE RATS.
ARTE
-Parlando della tua passione per l’arte, ci sarà stato un evento scatenante o un qualcosa che ti ha portato ad avvicinarti, e a scegliere questo tipo di carriera; ti ricordi il momento in cui hai iniziato ad approcciarti con la tua forma artistica? Cosa ti ha colpito così tanto da farla diventare il tuo principale metodo di espressione?
Per me l’arte è sempre stata quasi uno sfogo: come se sentissi di dover disegnare qualcosa per non pensare, nei momenti che mi buttavano giù, nei momenti bui di tutti i giorni nei quali non mi ritrovavo in me stesso. Questa cosa mi ha aiutato molto a proseguire nella mia vita. Si tratta di un istinto che mi è rimasto anche nella pittura. Il momento nel quale scelsi quale carriera volessi affrontare è stato alla fine delle superiori. Ho affrontato studi scientifici prima di iscrivermi alle belle arti. La mia idea è semplicemente stata quella di seguire il corso naturale delle cose, non mi era mai importato che lavoro avrei fatto da grande, so che ho sempre voluto realizzarmi in altro, raccontarmi e rischiare tutto per rincorrere un sogno è sempre stato tipico della mia identità. Ancora adesso non so se sto correndo verso qualcosa o il nulla ma so che alcune soddisfazioni me le sto sicuramente prendendo. Mi iscrissi in accademia a Venezia, perchè sapevo che quella scuola mi avrebbe dato la possibilità di affinare la mia abilità nel raccontarmi e di conoscere persone che potevano ispirarmi. Così è stato, sono contento del mio percorso perchè, come mi disse mio padre, alla laurea nessuno delle persone del mio paese mi dava un soldo bucato all’inizio, nemmeno lui.
–C’è qualcosa da cui prendi ispirazione per i tuoi progetti artistici non lavorativi?
La mia vita, le storie delle persone che mi stanno vicino. Come noterete nei miei lavori, o durante le mie esposizioni i lavori sono sempre accompagnati da un testo, se sentiti veramente. Questo perchè alle volte parte tutto da questo. Un appunto, un evento, una storia che poi diventano un testo, una riflessione, che infine viene riprodotta a livello grafico. I soggetti quindi sono spesso idee e concetti di momenti vissuti spesso in città o fotografie e scatti fatti in questi ambienti.
-Quale artista usi come modello di riferimento?
Basquiat mi ha sicuramente inspirato e mi è rimasto addosso dopo averlo visto a Milano, anche se in realtà per molte cose quella esposizione mi ha fatto capire quanto le cose in foto sembrino una cosa e dal vivo sono completamente diverse. Detto questo non esistono modelli di riferimento, devi trovare il tuo modello di approccio e soprattutto nella nostra epoca deve essere personale, se no che senso ha vedere fotocopie di fotocopie di fotocopie? La gente che si nasconde dietro a tecnicismi o non ha nulla da dire la riesci a notare, la vedi e sinceramente la reputo noiosa.
-Hai fatto un percorso all’accademia di belle arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovato? Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari
Il percorso continua, però per il momento mi sono trovato molto bene, penso che l’accademia sia molto utile, in entrambe quelle che ho frequentato è stato utile rapportarsi con il maggior numero possibile di studenti. Penso che in accademia oltre a creare relazioni impari molto di più dagli studenti che dai professori, loro vivono nella tua epoca, vedono e fanno quello che fai tu e puoi quindi metterti a confronto molto spesso con le loro ricerche.
– Per cosa sei conosciuto?
Sicuramente una delle persone che devo ringraziare più degli altri anche se lui non lo sa è Carlo Negro, un ragazzo di Venezia che incontrai per caso . Mi piaceva il suo lavoro, mi seguì durante la giornata e alla fine mi disse di comprare dei pastelli ad olio, mi avrebbero cambiato la vita. Ancora oggi penso che questi strumenti siano quelli che mi hanno fatto fare il salto perché fino ad allora, al primo anno di accademia, anche io credevo di non valere assolutamente nulla in campo artistico. Per il resto sono conosciuto per i testi che scrivo e per rapportarmi ad immagini nelle quali le persone che sono vicine al mio universo riescono ad identificarsi e questo mi rende molto contento. Mi è capitato spesso di ricevere più complimenti per i testi che per i lavori durante le esposizioni.
-Perché fai quello che fai?
La domanda più importante secondo me. Per sopravvivere. Non nel senso che se non dipingo sto male,ma nel senso che voglio che rimanga qualcosa della mia presenza, del mio passaggio sulla terra. Per riprendere il concetto dei graffiti, per far sapere al mondo che anche io esisto e sono esistito e ho creduto in quello che ho fatto fino alla fine. Non credendo in una vita dopo la morte, spero che i miei lavori faranno vivere il mio ricordo per sempre. Questo è il mio obbiettivo ed il perchè mi impegno al massimo in quello in cui credo.
LAVORO
-Nel tuo lavoro, da cosa prendi ispirazione?
Street life, street stories, vite vissute all’interno di città in cui non hai tante possibilità e l’unica cosa che vuoi fare è spaccare ed affermarti. Questo è quello che mi tira avanti e mi da ispirazione ogni giorno, la mia storia, come quella di molti altri ragazzi che conosco. Raccontarci e far sapere che vogliamo la nostra fetta è la cosa più importante. Quindi quel quartiere che per voi può essere spazzatura, per me racconta storie che valgono più dell’oro.
-Ci racconteresti il tuo processo per arrivare a un’opera conclusa: parti da un concept, fai della ricerca specifica, o ti lasci trasportare dalle tue sensazioni?
Spesso mi faccio trasportare dalle sensazioni, butto giù una bozza di testo, che poi andrò a riprendere. Altre volte sempre trasportato dalle emozioni disegno quella scena che ho in mente così come viene, ma subito, deve essere vivida deve essere forte. Tutto questo viene poi successivamente lavorato tramite la tecnica del collage e della pittura, finchè tutto, sia testo che opera non sono pronte per essere presentate ad un pubblico. L’ultimo mio metodo lavorativo, quello al pc e grafico parte soltamente da una foto o da un screen che mi ha colpito e sul quale voglio lavorare, perchè mi porta alla mente qualcosa che sento il bisogno di raccontare, infatti spesso lavoro anche con dei fotografi che mi concedono di intervenire sulle loro foto.
-I social sono ormai la piattaforma ideale per un artista emergente per pubblicare i propri lavoro ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per il tuo lavoro?
Penso che al giorno d’oggi bisogna per forza essere al passo con i tempi se non si vuole essere tagliati fuori, per esempio probabilmente senza social voi non sareste mai riusciti a contattarmi e io non avrei la possibilità di catturare l’attenzione di qualcuno grazie a questa intervista, che andrà online. Penso comunque che la prova del nove sarà sempre e per sempre la realtà, vedere dal vivo cosa le persone riescono a fare è sempre una prova da dover affrontare e non parlo solo di arte, ma di qualsiasi cosa.
-Se sei a Milano, come influisce su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e sulla tua opera?
Ogni città, paese o luogo in cui mi trovo nel momento nel quale sento di dover segnare nella mia testa un momento da raccontare influisce ovviamente sullo stesso. Venire a Milano è stato un bisogno più che una scommessa, misurarsi con una città così grande e multiculturale mi ha permesso di capire molte cose in poco tempo. La vita veloce, dinamiche in strada, amicizie fittizie e scalate sociali, cose che ho visto andare proprio a braccetto in questo periodo. Ho sempre cercato di creare rapporti duraturi e di reciproco scambio con le persone, ma in questa città più di tutto ho visto molto opportunismo e anche se non vuoi farne parte, alla fine ti ci ritrovi dentro, perchè vieni usato o usi e alla fine chi ha più fame mangia e gli altri se ne tornano a casa a lamentarsi e/o rosicare.
-Cosa vuoi esprimere con le tue opere? Qual è il loro fine ultimo?
Voglio raccontare qualcosa che vedo e vivo tutti i giorni così che anche le persone che non conoscono determinati tipi di ambienti vi entrino dentro. Narrare le mie emozioni e vedere che anche il pubblico sente lo stesso. Voglio lasciare un segno nei visitatori che si tramuterà in ricordo del mio lavoro. Per quanto riguarda “il mio fine ultimo”, penso di aver risposto a pieno a questa domanda alla vostra domanda “perchè fai quello che fai?”
OBBIETTIVI
-I tuoi prossimi obbiettivi, progetti?
Sicuramente il mio obbiettivo è di fare una residenza artistica all’estero al momento, ampliare il mio curriculum e prendermi tutte le soddisfazioni possibili. Non so quanto futuro abbiamo in Italia, parlo di noi artisti. Qui siamo solo della gente che fa i “disegnini” e perde il suo tempo spesso, o almeno è così che molti coetanei ti possono vedere e questo mi rende triste. Quindi per il momento voglio impegnarmi al massimo a vivere al meglio ogni giorno e correre verso gli obbiettivi elencati prima e poi vedremo quello che succederà.
-Come e dove ti vedi tra cinque anni Alvise?
Forse non sarò più qui, forse sì, ancora non lo so, so che questi sono gli anni della svolta o del declino e quindi sto dando il massimo e prendendo tutte le opportunità che non mi danno e scavalcando la gente per prendermi anche le loro. Chi ha più fame alla fine si vedrà sicuramente questo è quello che penso. Non so dove sarò, ma spero che la storia abbia un posto per me ed i miei amici un giorno, questo è sicuramente una cosa che mi interessa anche se spesso le persone più vicine intorno a me non lo capiscono e vedono tutta questa ambizione solo come autodistruzione.
-Infine Alvise, ci indicheresti tre giovani artisti, magari appena usciti da una scuola di Milano, che come te si differenziano dagli altri?
Posso consigliarvi sicuramente Francesco Perrini, un ragazzo che ho conosciuto quì a Milano, che ha studiato a Firenze e ora come me vuole confrontarsi con una nuova sfida. Lo stimo a livello di produzioni e mentalità e quindi non posso che dire che sono di parte essendo anche suo amico, ma ve lo consiglio perchè è veramente forte. Un altro che vi consiglio è Alessandro Etsom, niente accademia e comunque uno dei pochi che conosco che riesce tranquillamente a stare a galla con le sue commissioni e lavori, big up per lui, un salutone. L’ultimo penso lo conoscano in parecchie persone in accademia, è Matteo Cantellas, fa il tutor a grafica ed è a mio avviso oltre che molto competente, molto forte a livello artistico. Ho potuto vedere il suo portfolio ed il suo approcio artistico e modo di presentarsi mi è interessato molto. La sua pecca è che non sfrutta molto l’universo online a mio avviso, ma è sicuramente un talento da tenere d’occhio. Ciao uomo, un saluto anche a te! Se possibile colgo l’occasione per salutare e fare altri tre props, visto che ne ho l’opportunità. Il primo è a mio fratello Link Hg, che non ho menzionato tra i tre artisti solo perchè non è di Milano, ma per me è un fratello con il quale lavoro sempre e che trovo vermente interessante e forte, ciao bro! Il secondo è a Davide Lopez, che è un ragazzo con un sogno iscritto all’accademia del fumetto ACME, so quanto è difficile farcela nel tuo campo, soprattutto in Italia, consiglio a tutti di dargli un occhio! Il terzo è alla mia ragazza, Debora Lissoni, in arte The bee mauvaise, che fa l’apprendista tatuatrice ed ha molto talento. Viene da situazioni difficili e si sbatte ogni giorno per dare il meglio, consiglio a chiunque di darle una possibilità e contattarla se hanno qualche progetto su pelle da fare. Un saluto alla mia famiglia, sicuramente, i miei fratelli, parlo dei miei migliori amici, vi vedo! Siamo e saremo sempre in alto perchè tutti rincorriamo obbiettivi simili, vi voglio bene! Saluto anche i miei genitori, che pur non credendo in me all’inizio o meglio nel mio disegno, mi hanno lasciato inseguire la mia strada e spronato, è sicuramente anche grazie a voi se ora sono qui. Un salutano anche alla nonna è obbligatorio! Yo nonna! Grazie a tutti per lo spazio e per il tempo che avete dedicato a leggermi.
Grazie mille ad Alvise per questa intervista, se volete continuare a seguirlo vi lasciamo i suoi contatti INSTAGRAM e FACEBOOK.
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