Antonio Torretti

Punto di vista

Secondo Antonio Torretti, il fine ultimo dell’arte deve essere il superamento dell’arte stessa. il giovane artista afferma infatti che la realizzazione di una opera nasce dall’osservazione inconscia. Estrarre la tecnica per arrivare ad un nuovo concept o viceversa. Il cuore di questo processo creativo si evolve solo grazie al sentimento.

PARLAMI DI TE

SACRIFICE MAKES YOU SEXY
Antonio Torretti
SACRIFICE MAKES YOU SEXY

-Allora Antonio, raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei?

Mi chiamo Antonio Torretti, vengo da Galatina, un piccolo paese in provincia di Lecce

-Quanti anni hai? Ti rispecchi in questo numero o ti senti di una differente età?

Ho ventidue anni e credo che ogni artista dovrebbe rispecchiarsi in un’età inferiore rispetto a quella effettiva, in un’età quasi infantile data la natura giocosa di ogni forma artistica, anche della più “seria”.

SEWING IS A DEADLY BOREDOM
Antonio Torretti
SEWING IS A DEADLY BOREDOM

-Se dovessi usare solo tre parole per descriverti, quali useresti, e come mai?

Soprattutto con il mio lavoro e con me stesso sono ironico, severo e contraddittorio. L’arte come riflesso iperbolico della vita nutre in ventre un eterno gioco fra opposti: il Bene e il Male, il Bello e il Brutto…l’artista quindi, in quanto ambasciatore di questa verità dovrà avere in sé queste contraddizioni che poi vanno a costituire la tipica figura dell’artista sensibile e a volte un po’ folle.

-Cosa fai nella vita?

Mi sono appena iscritto al biennio di Pittura, sempre a Brera.

INTERESSI

WE LIVE LIKE FISH IN A CONDOM
Antonio Torretti
WE LIVE LIKE FISH IN A CONDOM

-Parliamo un po’ di interessi personali, qual è il tuo genere musicale preferito? C’è un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?

Generalmente ascolto Punk/Rock anni 70’ 80’ (Joy Division, Velvet, Clash…) anche se ora sono in fissa con Daniel Johnston. Il primo film che mi viene in mente è “Un cittadino al di sopra di ogni sospetto”.

-Che tipo di arte preferisci? (da andare a vedere, fotografia, pittura, antica moderna contemporanea etc.) C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto?

Con imbarazzo devo ammettere che guardo poche mostre. Le poche sono di arte moderna o contemporanea, il genere di mostra mi è indifferente. Ho una profonda venerazione, se non amore, per Maurizio Cattelan.

 

-Hai interessi al di fuori del mondo artistico?

Al di fuori del mondo delle arti visive molti, se non la maggior parte (la poesia e la musica su tutte). Al di fuori dell’arte in generale mi interessano il calcio e il vino.

ARTE

-Parlando della tua passione per l’arte, ci sarà stato un evento scatenante o un qualcosa che ti ha portato ad avvicinarti, e a scegliere questo tipo di carriera; ti ricordi il momento in cui hai iniziato ad approcciarti con la tua forma artistica? Cosa ti ha colpito così tanto da farla diventare il tuo principale metodo di espressione?

Finito il Liceo Scientifico (un’altra contraddizione) non avevo la minima idea, a differenza dei miei compagni, di cosa volessi fare. Tutto mi sembrava così freddo e privo di interesse, finché un amico e artista, che citerò nell’ultima domanda, mi mostrò i suoi lavori e illuminò una parte di me che fino ad allora era relegata nelle tenebre dell’inconscio.

-C’è qualcosa da cui prendi ispirazione per i tuoi progetti artistici non lavorativi?

In generale dal quotidiano.

-Quale artista usi come modello di riferimento?

Prendo spunto da diversi artisti anche in base al tipo di lavoro che sto svolgendo in un dato momento. Per esempio tempo fa, dopo aver visto un video di Cyprien Gaillard in cui una rissa tra ultras era accompagnata da una musica dal mood decisamente opposto e quindi disorientante, ho deciso di creare un video in cui delle immagini video documentali dei campi di concentramento nazisti erano accostate ad un audio in cui Sgarbi commentava il Campo di grano con volo di corvi di Vincent Van Gogh. La tecnica di video scoperta con Gaillard mi servì come spunto per lavorare nello stesso modo ma ponendomi domande diverse: Fin quanto la critica d’arte è capace di estetizzare l’anestetizzato?

-Hai fatto un percorso all’accademia di belle arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovato? Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari.

L’accademia è un percorso a sé stante che non ha nulla a che vedere con il percorso universitario. Se affronti l’Accademia come fosse un’università apprenderai davvero poco o nulla. Nonostante tutti i suoi difetti, ho trovato professori e colleghi che mi hanno dato nuove idee da seguire o vecchie idee da cui allontanarmi, utili in tutti e due i casi.

-Per cosa sei conosciuto?

Credo e spero per essere una persona con cui si possono instaurare discorsi proficui.

-Perché fai quello che fai?

Perché è un’attività senza “perché”. E solo chi fa arte per un’esigenza innata e immotivata può davvero fare arte.

LAVORO

-Ci racconteresti il tuo processo per arrivare a un’opera conclusa: parti da un concept, fai della ricerca specifica, o ti lasci trasportare dalle tue sensazioni?

Parto da un fatto concreto, per esempio, come ho detto prima, il lavoro di un altro artista. Poi ne estraggo la tecnica per arrivare a un nuovo concept oppure ne estraggo il concept per arrivare ad una nuova tecnica. Molto più spesso però tutto questo avviene ad un livello inconscio, le somiglianze con un altro lavoro infatti si notano a lavoro finito e molto spesso la somiglianza te la fa notare un punto di vista diverso dal tuo. Il sentimento è la benzina di tutto questo processo.

THE EGG OF THE WORLD IS NEAR
Antonio Torretti

THE EGG OF THE WORLD IS NEAR

-I social sono ormai la piattaforma ideale per un artista emergente per pubblicare i propri lavoro ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per il tuo lavoro?

Sinceramente non sono mai riuscito a immergermi completamente in questa piattaforma ma credo sia necessaria al giorno d’oggi e anche utile su un piano artistico oltre che sul piano della visibilità ovviamente. Ti costringe a rapportarti a realtà che, anche se virtuali, sono distanti dall’artista sia concettualmente che geograficamente. E come ho detto prima, la diversità è il miglior nutrimento dell’artista.

-Se sei a Milano, come influisce su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e sulla tua opera?

Molto. Gli influssi sono molti e vari, anche troppo. Infatti do po’ di tempo passato a Milano, ho la necessità di tornare a casa a Lecce per avere il tempo e la tranquillità di assorbire tutte le informazioni ricevute a Milano.

  • antonio torretti

-Cosa vuoi esprimere con le tue opere? Qual è il loro fine ultimo?

Il mio punto di vista, con la presunzione che sia diverso dal punto di vista della massa. Il fine ultimo dell’arte deve essere il superamento dell’arte stessa.

OBBIETTIVI

-I tuoi prossimi obbiettivi, progetti?

“Campare” di arte.

FINAL NOTICE
Antonio Torretti
FINAL NOTICE

-Come e dove ti vedi tra cinque anni?

Tra cinque davvero non so, tra due spero di essere laureato e con la possibilità e la libertà di fare arte senza impedimenti economici.

-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti, magari appena usciti da una scuola di Milano, che come te si differenziano dagli altri?

Federico De Lorentis (l’artista che come ho detto precedentemente mi ha “iniziato”), Ciro Casale e Luca Di Maggio.

 


Grazie mille ad Antonio per questa intervista, se volete continuare a seguirlo, vi lasciamo i suoi contatti INSTAGRAM e FACEBOOK.

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