Anna Zilioli

L’espressività di Anna Zilioli passa per delicati contrasti di luci e di ombre, per dettagli impressi con l’obbiettivo fotografico e per i tratti del disegno che permettono al progetto di assumere una forma. La sua ricerca si muove dall’osservazione del mondo naturale, dando vita a opere dense di spessore in cui le forme immortalate spesso giocano a divenire echi astratti e atemporali. 

Dana Bordoli

L’Arte per Dana Bordoli è un mezzo per raccontare silenziosamente se stessa. La tavolozza sintetica e cupa, la predilezione verso linee di disegno istintive e l’inserimento di materiali eterogenei come pezzi di giornale, fanno delle sue opere dei racconti, delle traduzioni del mondo tramite il suo peculiare sguardo e perdono così qualsiasi volontà classificatoria, per darsi alla completa soggettività. 

Giulio Plodari

Esperienza del conosciuto Le opere di Giulio Plodari, studente dell’accademia di Brera, contengono ricordi ed echi della sua infanzia, dalla scelta del supporto, alla lavorazione della tavola, sino ai soggetti. Tutto converge nell’esperienza del conosciuto, traducendosi in una grammatica figurativa che ha molto del caos espressionista. E’ così che nelle opere di Giulio la vita

Elio Guazzo

Le immagini che Elio Guazzo, studente di pittura all’Accademia di Belle Arti milanese, evoca nelle sue opere figurative sono simili a miraggi. Sagome che si prefigurano come apparizioni volatili, parlano di una presenza che è anche assenza. I suoi soggetti nascono così dalla superficie: imprendibili, impalpabili e leggeri. 

Sarah Catalano

La produzione artistica di Sarah Catalano è estremamente evocativa. Le opere figurative di questa giovane artista sono infatti permeate di sensazioni, impresse sulla tela con i toni neutri della terra nella forma di ritratti o di nature morte. La ricerca del dettaglio si alterna così a momenti sfumati che sanno di echi lontani. La superficie trascolora come fosse fatta di ricordi. 

Benedetta Stablum

La produzione artistica di Benedetta Stablum è molto varia: spazia tra collage, dipinti astratti e immagini figurative. La mutevolezza contraddistingue la sua poetica, tanto nell’indagine della pura sostanza pittorica delle opere non figurative dal carattere acquarellato quanto nell’abbozzo di volti e, soprattutto, di corpi. Questi ultimi vengono letti come una materia che muta e viene plasmata in relazione allo spazio della tela. Tutto è un continuo divenire.

Mario Cerrone

L’alfabeto artistico di Mario Cerrone è un intreccio di archetipi lontani: l’arte ellenica e cicladica, così come l’iconografia bizantina, rappresentano le fondamenta di una ricerca che mira a fondere il contemporaneo con le radici dell’antico. Forme flessuose, colori liberi, echi a tempi remoti, tutto parla della volontà di raccontare la sua origine nelle proprie opere, in una narrazione artistica che non mira alla perfezione formale quanto, piuttosto, a quel caos dinamico e vitale che è l’arte delle origini.