Diana Elena Lupu

La pittura per esprimersi

Diana Elena Lupu ha appena concluso il biennio di pittura all’Accademia di Brera ma ha già una forte personalità artistica. Esprime la sua sensibilità tramite opere che colpiscono direttamente ogni spettatore. 

PARLAMI DI TE

-Allora Diana, raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei?

Dunque, mi chiamo Lupu Elena Diana (più Diana che Elena), ho 23 anni, sono rumena ma sono in Italia dal 2005 e a Milano da 3 anni ormai.

-Quanti anni hai? Ti rispecchi in questo numero o ti senti di una differente età?

I 23 anni che ho sono solo anagrafici, me ne sento molti di più e di solito anche gli altri pensano io sia più grande.

  • Dettagli. -Diana Elena Lupu

Dettagli

-Se dovessi usare solo tre parole per descriverti, quali useresti, e come mai?

Le tre parole con cui mi descriverei: responsabile, affettuosa e sensibile.

-Cosa fai nella vita?

Attualmente ho appena finito il primo anno del biennio di specializzazione in Pittura, a Brera.

12cmx10cm -Diana Elena Lupu

12cmx10cm

INTERESSI

-Parliamo un po’ di interessi personali, qual è il tuo genere musicale preferito? C’è un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?

Il mio genere musicale preferito direi che è il rock, e anche qualche cosa di metal ma non rinnego nessun tipo di musica, solo sono intollerante ad alcuni generi che mi dà proprio fastidio sentire.
Il film che secondo me tutti dovrebbero vedere è uno dei miei preferiti e si chiama “La migliore offerta” e purtroppo mette in guardia sulle persone che ci stanno attorno insegnandoci che non ci dovremmo mai fidare ciecamente di nessuno.

-Che tipo di arte preferisci? (da andare a vedere, fotografia, pittura, antica moderna contemporanea etc.) C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto?

  • News Acrilycs on wood 35cm x 35cm -Diana Elena Lupu

News Acrilycs on wood 35cm x 35cm

L’arte che preferisco è la pittura. Sia la classica figurativa, da ammirare per interi minuti nella sua grandezza, che quella astratta, che in questo periodo mi rispecchia di più. Non c’è nessun artista contemporaneo che considero assoluto, forse perché non ho mai pensato ad un artista come ad un “maestro” dunque riconosco ovviamente che ci sono dei grandi nel mondo dell’arte ma nessuno da considerare all’apice per quanto mi riguarda.

-Hai interessi al di fuori del mondo artistico?

È da un anno a questa parte che ho iniziato a guardare le serie tv. Sono sempre stata appassionata di film, ne ho guardati davvero tanti ma appena ho iniziato a guardare le serie sono diventate una vera e propria passione di cui non riesco a fare a meno. Un tempo leggevo, soprattutto romanzi. Mi piace molto come scrive Ken Follett, al liceo mi sono maturata con una tesina su di lui. Da quando sono a Brera leggo molto meno per conto mio purtroppo.

-Diana Elena Lupu

ARTE

-Parlando della tua passione per l’arte, ci sarà stato un evento scatenante o un qualcosa che ti ha portato ad avvicinarti, e a scegliere questo tipo di carriera; ti ricordi il momento in cui hai iniziato ad approcciarti con la tua forma artistica? Cosa ti ha colpito così tanto da farla diventare il tuo principale metodo di espressione?

Parlando di arte…mi ricordo ancora bene quando in prima media copiai un quadro da un libro che avevo a casa. Raffigurava la Madonna e io l’avevo riprodotto a pastelli colorati. Il professore mi disse “se disegni già così bene ora allora al terzo anno quanto sarai brava?”. E quello fu l’inizio, il fatto di riportare perfettamente la realtà in una dimensione bidimensionale mi affascinava.

-C’è qualcosa da cui prendi ispirazione per i tuoi progetti artistici non lavorativi?

Per i miei lavori non prendo ispirazione altrove se non da quello che sono io e che mi succede attorno. I miei lavori sono la pura trascrizione di me stessa, sono delle scritture non leggibili di quelli che sono i miei pensieri, i miei periodi felici, i miei periodi infelici, le mie turbe, le mie tranquillità…

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-Quale artista usi come modello di riferimento?

Non tengo come riferimento nessun artista e spero di non sopravalutarmi nel dire che penso di fare bene. Guardo tutti quelli che fanno un lavoro visibilmente simile al mio e li stimo ma tutti noi partiamo da motivazioni diverse e questo fa sì che il lavoro di ognuno di noi sia differente.

-Hai fatto un percorso all’accademia di belle arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovato? Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari.

Il percorso all’accademia è stato pieno di salite e discese e di momenti di staticità. Ma penso sia normale nella vita di tutti coloro che decidono di approcciarsi all’arte. L’importante, secondo me, è aver trovato dei pilastri di riferimento che ti hanno sempre dato qualcosa, che ti mettono in difficoltà, alla prova per vedere di che pasta sei fatto, ti si complimentano quando fai bene e ti criticano quando non si capisce da che parte vuoi andare. Questo è il tipo di percorso che secondo me ti può lasciare molto, ed è il tipo di percorso che ho scelto di fare io.

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-Per cosa sei conosciuta?

Per cosa sono conosciuta? Forse questa è una domanda da fare agli altri…
Se penso ai vari confronti tra il mio lavoro ed il pubblico posso dirti che mi è sempre stata riconosciuta una certa sensibilità. E sono molto contenta che essa traspaia dai miei lavori.

-Perché fai quello che fai?

Faccio quello che faccio perché ne sento il bisogno. Sono sempre in conflitto con me stessa e conduco un’autoanalisi giornaliera su quello che mi capita, sulle mie reazioni e sulle possibili conseguenze e ho bisogno di trasformare tutto ciò in qualcosa di visibile, in qualcosa che anche gli altri vedono e in cui ognuno ci si riconosce almeno in parte.

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LAVORO

-Nel tuo lavoro, da cosa prendi ispirazione?

Per l’ispirazione, come già dicevo, mi faccio totalmente trasportare da quello che mi capita. Ci sono dei periodi lunghi in cui non produco nulla alternati ad altri super produttivi.

-Ci racconteresti il tuo processo per arrivare a un’opera conclusa: parti da un concept, fai della ricerca specifica, o ti lasci trasportare dalle tue sensazioni?

Dipende dal mio umore, dai miei pensieri, da quanto tranquilla o non tranquilla sono. Non progetto mai nulla, l’unica cosa a cui penso prima è l’accostamento dei colori, in modo che diano l’effetto da me desiderato.

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-I social sono ormai la piattaforma ideale per un artista emergente per pubblicare i propri lavoro ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per il tuo lavoro?

I social sono importanti è vero, soprattutto se si ha un pubblico ricco. Io ne trovo l’utilità e li uso per far conoscere il mio lavoro e li reputo importanti tanto quanto confrontarsi con un pubblico faccia a faccia, almeno per quello che mi riguarda.

-Se sei a Milano, come influisce su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e sulla tua opera?

Milano influisce sicuramente su di me e sulla mia opera. Se abitassi in un’altra città mi succederebbero cose diverse quindi di conseguenza non farei le stesse opere. Ma penso che questo sia uguale per ogni artista, tutti noi veniamo influenzati dall’ambiente in cui siamo.
Finalmente comunque mi sento a casa. Ho abitato per 11 anni sul Lago Maggiore, dove i miei tutt’ora abitano e nonostante sia un posto meraviglioso mi sentivo come un pesce fuor d’acqua. Milano mi dà tutto e se non voglio niente non mi dà niente. Se voglio natura mi dà natura, se voglio movida mi dà movida, se voglio arte mi dà arte, se voglio musica mi dà musica e se non voglio nulla di nulla va bene lo stesso, finalmente mi sento parte di qualcosa.

Laboratorio espositivo 
Spazio HUS -Diana Elena Lupu

Laboratorio espositivo 
Spazio HUS

-Cosa vuoi esprimere con le tue opere? Qual è il loro fine ultimo?

Quello che voglio raccontare con i miei lavori è me stessa. Sono lavori molto personali. Io sono i miei lavori e i miei lavori sono me stessa. L’obiettivo è che chi li guarda ci si ritrovi. Magari nella sensibilità o nell’accostamento di colori oppure nella maniacalità della sovrapposizione del segno, o ancora nel contrasto tra oscuro e luminoso, e in qualche modo faccia suo quello che vede. Mi piace pensare che ci sia un rapporto personale e un “ritrovamento” nell’osservare fisicamente i miei lavori, i miei racconti.

  • News  30x40 cm -Diana Elena Lupu

News 30×40 cm

OBBIETTIVI

-I tuoi prossimi obbiettivi, progetti…E come e dove ti vedi tra cinque anni?

L’obiettivo sicuramente è quello di terminare questo percorso a Brera e di farne buon uso nel futuro. Mi piacerebbe provare a lavorare in qualche galleria perché mi interessa cosa ha da raccontare ogni artista attraverso il proprio lavoro, ma tra 5 anni non ho la più pallida idea di dove sarò e cosa farò, le cose continuano a cambiare da un giorno all’altro.

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Spazio HUS -Diana Elena Lupu

Laboratorio espositivo 
Spazio HUS

-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti, magari appena usciti da una scuola di Milano, che come te si differenziano dagli altri?

I tre artisti che indico sono:
Francesco Fusi, anche lui all’ultimo anno del biennio di pittura a Brera, pittore figurativo, sempre in conflitto con se stesso ma con una grande passione per la pittura. Fusi è uno di quegli artisti che lavora per il piacere di lavorare, lavora per se stesso e non per far piacere al pubblico o per lavorare con qualche galleria.
Luca Loreti che ha concluso il suo percorso a Brera e fa una ricerca personale molto interessante sulla sessualità. Essendo stato parte anche del Progetto 77, che prevedeva un gruppo di curatori che organizzavano mostre per pubblicizzare e far conoscere il lavoro di giovani artisti, possiede il giusto equilibrio tra le conoscenze di un artista, un curatore e un gallerista.
Ed infine il grande Giulio Alvigini che sta finendo l’Accademia di Torino e che tutti noi conosciamo perché a marzo 2018 aprì la pagina instagram “Make italian art great again”, piena di meme sul sistema dell’arte italiana. Il suo lavoro di documentazione non cessa mai e gli sta portando parecchi frutti. Trovare il giusto equilibrio tra l’informazione, la presa in giro senza mancare di rispetto e la comicità non è per nulla facile.

 


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