Linea e Corpo
Erica Gornati ha appena concluso il suo ciclo di studi all’Accademia di Brera. Si esprime tramite l’arte dell’illustrazione e della performance, cercando di riportare temi a lei cari e donando una nuova prospettiva allo spettatore.
PARLAMI DI TE
-Allora, raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei?
Vengo da un piccolo paesino campagnolo in provincia di Milano.
-Quanti anni hai? Ti rispecchi in questo numero o ti senti di una differente età?
Tra un mese compirò 25 anni e credo di rispecchiarmi in questa età. Da qui è il momento dove tutto inizia e si comincia a prendere in mano la propria vita, ma come diceva Picasso, “ ci si mette del tempo a diventare giovani”
-Se dovessi usare solo tre parole per descriverti, quali useresti, e come mai?
Non sono mai stata brava in matematica, ma credo che curiosa, intraprendente e testarda rispecchino gran parte del mio carattere e della mia persona.
-Cosa fai nella vita?
Faccio la commessa per sopravvivere, ma quando non sono rinchiusa tra le quattro mura di un centro commerciale porto avanti la mia attività artistica, un laboratorio creativo dove la parola d’ordine è sperimentare! Tra le varie attività mi vedo impegnata nelle arti performative e nelle illustrazioni.
INTERESSI
-Parliamo un po’ di interessi personali, qual è il tuo genere musicale preferito? C’è un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?
Tendenzialmente ascolto quasi tutta la musica, ultimamente mi sono fissata sul genere indi, ma principalmente ascolto musica in base allo stato d’animo che sento. Per i film non saprei, sicuramente “La ricerca della felicità”, un film che fa capire che se qualcosa la vuoi veramente un modo per raggiungerlo si trova sempre, soprattutto per i giovani che si trovano ad affrontare il mestiere dell’artista.
-Che tipo di arte preferisci? (da andare a vedere, fotografia, pittura, antica moderna contemporanea etc.) C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto?
Prediligo un po’ tutta l’arte in generale, tranne l’arte antica, diciamo dal 400 in avanti fino ai giorni nostri. Tra i vari artisti contemporanei sicuramente Marina Abramovic, per me un mentore, e di conseguenza Mona Lisa Tina, grazie alla quale mi sono avvicinata al mondo delle performance. Sicuramente altra artista per me molto importante Chiharu Shiota.
-Hai interessi al di fuori del mondo artistico?
Prediligo attività all’aria aperta, sono appassionata di sport, mi piace osare e cercare di superare i miei limiti.
ARTE
-Parlando della tua passione per l’arte, ci sarà stato un evento scatenante o un qualcosa che ti ha portato ad avvicinarti, e a scegliere questo tipo di carriera; ti ricordi il momento in cui hai iniziato ad approcciarti con la tua forma artistica? Cosa ti ha colpito così tanto da farla diventare il tuo principale metodo di espressione?
Era l’estate del 2015 quando grazie alla mia Professoressa di storia dell’arte dell’Accademia ho avuto la fortuna di partecipare a un’Accademia estiva, fatta di incontri con artisti internazionali, workshop e dibattiti sul mondo dell’arte contemporanea.Tra tutti gli artisti sono rimasta molto colpita da Mona Lisa Tina, la sua persona e il suo metodo artistico. Ho sviluppato una tesi su di lei al triennio e da lì ho cominciato a lavorare sui temi sociali, e sperimentare con l’arte anche in modo terapeutico.
-C’è qualcosa da cui prendi ispirazione per i tuoi progetti artistici non lavorativi?
Osservo molto il mondo che mi circonda, ad esempio “frammenti di sé” è partito proprio dalle forme che lasciano i capelli nella doccia.
–Quale artista usi come modello di riferimento?
Sicuramente Marina Abramovic in primis, poi mi faccio ispirare dalle mostre che visito e cerco di capire come tale artista è arrivato all’opera.
-Hai fatto un percorso all’accademia di belle arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovato?
Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari.
Ho avuto la possibilità di frequentare due tipi diversi di accademie, al triennio, avendo frequentato un’accademia privata a Novara, eravamo molto pochi e da un lato è stato un vantaggio perchè eravamo costantemente seguiti, ma di contro sono stati 3 anni molto vecchio stampo; a Brera invece, dove ho frequentato il biennio specialistico, riesci a trovare un tuo metodo espressivo e se ancora l’hai trovato hai l’opportunità di sperimentare e variare gli stili del tuo lavoro.
-Per cosa sei conosciuta?
Non saprei, spero per la mia continua voglia di sperimentare e creare.
-Perché fai quello che fai?
Perchè credo che l’arte ha il potere di far cambiare idea alle persone o semplicemente far cambiare prospettiva, e ogni tanto ci vuole cambiare direzione.
LAVORO
-Nel tuo lavoro, da cosa prendi ispirazione?
Per le illustrazioni mi rifaccio molto a fotografie di moda, e da tutto ciò che lascia un segno, lavoro molto con le linee quindi osservo molto i segni che lascia la natura e l’uomo.
-Ci racconteresti il tuo processo per arrivare a un’opera conclusa: parti da un concept, fai della ricerca specifica, o ti lasci trasportare dalle tue sensazioni?
Per le illustrazioni c’è sicuramente un lavoro di ricerca precedente, di studio dei vari colori e delle varie posizioni del corpo, per le performance mi concentro su un tema, mi informo sui lavori dei miei colleghi e sui grandi artisti che hanno studiato lo stesso tema e lo approfondisco, solitamente con tanta meditazione.
-I social sono ormai la piattaforma ideale per un artista emergente per pubblicare i propri lavoro ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per il tuo lavoro?
Credo di cominciare ad odiare i social ahah, nel senso che ci vuole davvero tanto tempo per starci dietro, questa ansia che se non pubblichi almeno un post al giorno perdi follower è fastidiosa e poi il fatto che ti devi identificare in un solo tipo di artista non lo sopporto, difatti ho un account per le illustrazioni e uno personale con le performance e le installazioni. È anche vero che, sono uno strumento molto potente però, perché ti permettono di arrivare dall’altra parte del mondo nel giro di un tocco di dito.
-Se sei a Milano, come influisce su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e sulla tua opera?
Amo Milano, da provinciale ogni volta che arrivo in centro è come essere un turista che ci viene per la prima volta. Se guardi il lato positivo Milano ti sa dare tanto, ma come tutta l’Italia, viviamo un paese meraviglioso che ci invidiano tutti, pieno di storia e di bellezze naturali, facciamone tesoro!
-Cosa vuoi esprimere con le tue opere? Qual è il loro fine ultimo?
Principalmente nelle mie opere artistiche mi faccio portatrice di messaggi per sensibilizzare a certe tematiche, gli ultimi miei lavori si basano sul tumore al seno e sull’inquinamento ambientale.
OBBIETTIVI
-I tuoi prossimi obbiettivi, progetti
A fine ottobre sarò presente a Paratissima, con una performance inedita sul tema dell’ambiente grazie a un progetto collettivo molto importante curato da Angelica Polverini e ideato da Francesca Amadeo con i suoi 111 cavoli bianchi.
-Come e dove ti vedi tra cinque anni?
Non lo so, spero di poter diventare insegnante e allo stesso tempo artista.
-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti, magari appena usciti da una scuola di Milano, che come te si differenziano dagli altri?
Ce ne sarebbero molti di più, sicuramente Alexa Von Der Goltz, una cara amica e collega, con una mente raffinata che si riflette nelle sue opere, Simone Mazzoleni, Debora Cristina Cocchetti, Alessandra Lombardo, Fabio Monti, Mattia Ozino.
Grazie a Erica per questa intervista, per continuare a seguirla vi lasciamo i suoi profili Instagram, PERSONALE e ILLUSTRATIVO, FACEBOOK, e infine, se volete acquistare una delle sue illustrazioni il suo indirizzo ETSY.