Erika Bellanca

Immersione

Ispirata dalla natura, Erika Bellanca realizza incisioni magnifiche, tanto da essere già assistente nel laboratorio di grafica dell’Accademia di Brera e tenere workshop personali.

Dal Workshop sul Carborundum, Officina dell'arte di Piacenza, febbraio 2019
Erika Bellanca

Dal Workshop sul Carborundum, Officina dell’arte di Piacenza, febbraio 2019

PARLAMI DI TE

-Allora, raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei?
Vengo dalla provincia di Milano, città in cui lavoro come artista.

-Quanti anni hai? Ti rispecchi in questo numero o ti senti di una differente età?
Ventisei, ma dipende dai giorni.

Torchio
Erika Bellanca
Torchio

-Se dovessi usare solo tre parole per descriverti, quali useresti, e come mai?
È difficile descriversi in tre parole. Probabilmente testarda, sognatrice e curiosa.

-Cosa fai nella vita?
Sono specializzata in stampa d’arte. Attualmente sto lavorando come assistente di laboratorio per la scuola di Grafica (incisione) dell’Accademia di Belle Arti di Brera, dove mi sono formata; da settembre inizierò uno stage come disegnatrice all’interno dell’azienda Mantero di Grandate (CO). Da alcuni anni insieme ad associazioni artistiche e gallerie organizzo workshop, nei quali mi occupo dell’insegnamento delle tecniche di stampa litografiche, calcografiche e xilografiche.

INTERESSI

-Che tipo di arte preferisci? (da andare a vedere, fotografia, pittura, antica moderna contemporanea etc.)
C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto?

Non credo che esista una forma d’arte più importante di un’altra; dovendo scegliere direi le stampe, i disegni e le opere ambientali in spazi chiusi. Considero assoluto Mark Rothko.

-Hai interessi al di fuori del mondo artistico?
Si certo, mi piace leggere, viaggiare, fare sorkeling, trekking e un’altra mia grande passione è la cucina.

stampa d'arte
Erika Bellanca
stampa d’arte

ARTE

-Parlando della tua passione per l’arte, ci sarà stato un evento scatenante o un qualcosa che ti ha portato ad avvicinarti, e a scegliere questo tipo di carriera; ti ricordi il momento in cui hai iniziato ad approcciarti con la tua forma artistica? Cosa ti ha colpito così tanto da farla diventare il tuo principale metodo di espressione?
Fin da piccola ho sempre passato il mio tempo libero con la matita in mano, essendo la mia principale occupazione è stato naturale scegliere il mio percorso lavorativo. Ho avuto la fortuna di coltivare questa passione fin dall’infanzia, grazie ai miei genitori che hanno sempre stimolato la mia creatività attraverso la lettura di fiabe fantastiche illustrate e alla scelta di doni principalmente indirizzati ad attività artistiche. Ho scoperto il mondo dell’incisione in Accademia, quando ho realizzato la mia prima matrice a puntasecca ho capito che non avevo mai fatto nulla di così potente. Il segno inciso è la trascrizione visibile di ciò che siamo. Inoltre mi ha sempre affascinato l’aspetto psichico dell’incisione, rispetto ad altre tecniche l’immagine viene pensata al contrario, è solo tramite la fase di stampa e il passaggio all’interno del torchio che possiamo vedere la sua forma definitiva, questo porta l’artista ad inserirsi nel mondo indefinito della casualità e a non avere il completo controllo sul risultato finale.Tra le cose che amo di più c’è la caratteristica sperimentale del mezzo, l’incisore è come un chimico nel suo laboratorio che lavora come un alchimista all’interno del mondo della materia, le possibilità applicative sono infinite e a fare questo lavoro è impossibile annoiarsi.

-C’è qualcosa da cui prendi ispirazione per i tuoi progetti artistici non lavorativi?
La mia ricerca artistica è il mio lavoro e la fase principale di questo processo è lo sviluppo mentale di un’idea, la fase manuale è solo la conseguenza, per questo passo molto tempo a pensare e guardare. La mia principale fonte di ispirazione è la natura, ogni volta che ne ho la possibilità evado dalla quotidianità facendo una camminata in un bosco, immergendomi sotto la superficie dell’acqua o viaggiando.

-Quale artista usi come modello di riferimento?
Mi piace l’idea di creare in maniera libera e incontaminata, i modelli rischiano di chiudere la ricerca. Ammiro diversi artisti tra cui Rembrandt van Rijn, Van Gogh, Claude Monet, Paul Klee, Stanley William Hayter, Hans Hartung, Mark Rothko, Gerhard Richter, Per Kirkeby, Bruno Munari, James Turrell, Christiane Löhr, Tomás Saraceno e Olafur Eliasson.

-Hai fatto un percorso all’Accademia di Belle Arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovata?
Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari.

Sono una persona molto curiosa e avendo un piano di studi mobile (lo studente infatti può scegliere personalmente molte materie in base ai suoi interessi) l’Accademia mi ha offerto l’opportunità di poter decidere in cosa specializzarmi. Questa impostazione è stata preziosissima perché mi ha permesso di studiare ciò che volevo senza restrizioni, spaziando da un ambito all’altro. L’esperienza in Accademia mi ha formato manualmente e mentalmente, ho imparato a liberarmi dagli schemi e a sviluppare l’espressione visibile di ciò che ho dentro.

-Per cosa sei conosciuta?
Mi occupo principalmente di stampa, in particolare del grande formato.

-Perché fai quello che fai?
Lo faccio perché per me è vitale come respirare.

LAVORO

-Nel tuo lavoro, da cosa prendi ispirazione?
Mi ispiro alla natura, in particolare all’acqua.

 incisione
Erika Bellanca
incisione

-Ci racconteresti il tuo processo per arrivare a un’opera conclusa: parti da un concept, fai della ricerca specifica, o ti lasci trasportare dalle tue sensazioni?
La prima fase del lavoro è anche la più importante e consiste nella formulazione della visualizzazione mentale dell’opera nei minimi particolari. Non faccio mai il bozzetto, se non per lavori complessi che devono essere progettati tridimensionalmente e di cui devo sapere precisamente le misure. Evito di fare il bozzetto perché voglio mantenere il risultato definitivo il più spontaneo possibile, il fatto stesso di visualizzarlo su carta mi porta a modificare l’idea iniziale rendendola più complessa di quanto in realtà io voglio che sia. Eseguo poi una ricerca specifica sui materiali e sui colori perdendomi nei negozi di restauro, belle arti, ferramenta e boschi alla ricerca di strumenti di lavoro che mi suggeriscano qualcosa. La fase esecutiva è la più veloce e divertente perché essenzialmente è il momento in cui mi occupo di proiettare nel visibile la mia idea.

-I social sono ormai la piattaforma ideale per un artista emergente per pubblicare i propri lavori ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per il tuo lavoro?
I social danno l’opportunità a chiunque di condividere i propri contenuti con il resto del mondo in maniera facile e veloce. Il fatto di poter pubblicare i miei lavori su piattaforme aperte come ad esempio Instagram da una parte mi aiuta moltissimo permettendomi di far conoscere la mia ricerca agli altri, ma dall’altra ritengo che inevitabilmente la visualizzazione virtuale dia una visione distorta delle opere. In questa nuova fase digitale di fruizione viene eliminata tutta la parte fisica dell’esperienza dell’Arte, la stessa visione dell’immagine viene adattata al formato e alla qualità di pubblicazione del social, inoltre ogni dispositivo è dotato di caratteristiche differenti e quindi anche gli stessi colori non garantiscono fedeltà all’originale. Oggi comunque per gli artisti, e anche per tutti coloro che hanno bisogno di promuovere il proprio lavoro, i social sono indispensabili perché sono entrati a far parte della vita quotidiana dell’uomo.

-Se sei a Milano, come influisce su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e sulla tua opera?
Milano come città offre un panorama artistico e culturale sempre attivo e sicuramente l’opportunità di frequentare gallerie d’arte contemporanea importanti è fondamentale e stimolante. Tuttavia Milano è anche molto caotica ed essendo io un’amante delle camminate nel verde spesso devo evadere per il bene della mia creatività.

-Cosa vuoi esprimere con le tue opere? Qual è il loro fine ultimo?
La natura è la mia principale fonte di ispirazione e in particolare lo è il rapporto intimo che vivo quando ci entro in contatto. L’acqua è la mia ricerca. Mi sento come se appartenessi al mare, quando nuoto sotto la sua superficie circondata solo dal blu intenso, dal silenzio del mondo subacqueo, guidata dai raggi della luce del sole entro in una condizione di pace e serenità, come se fossi al mio posto nel mondo. La mia idea è quella di trasportare mentalmente il fruitore in questa condizione primordiale attraverso le mie opere.

OBBIETTIVI

Book city Milano 2018
Erika Bellanca
Book city Milano 2018

-I tuoi prossimi obbiettivi, progetti?
Continuare a lavorare nel mondo della stampa d’arte e iniziare ad esporre all’estero.

-Come e dove ti vedi tra cinque anni?
Mi visualizzo accanto ad un torchio di grande formato in uno studio con vetrate enormi all’interno di un orto botanico.

Superficie ad interazione cromatica I
2018, Monotipo su tessuto, 100x60 cm
Erika Bellanca
Superficie ad interazione cromatica I
2018, Monotipo su tessuto, 100×60 cm

-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti, magari appena usciti da una scuola di Milano, che come te si
differenziano dagli altri?

Vi consiglio di guardare la ricerca di Daniel Sheytanov, Francesca Santoro e Irene Lupia e spero che le loro opere possano emozionarvi così come hanno fatto con me.

 


Ringraziamo Erika per questa intervista, e vi lasciamo i suoi contatti FACEBOOK e INSTAGRAM, per rimanere aggiornati sulle sue opere, e se interessati per conoscere i suoi WORKSHOP.