Francesco Rocca

Gli echi notturni della stasi

Le interviste di Venticento proseguono con il giovane pittore Francesco Rocca. Francesco ama esprimersi attraverso la figurazione: i suoi soggetti classicheggianti si tingono di contrasti cromatici potenti e sono impregnati di un alone di surrealtà magica e dagli echi notturni. Tutto nella sua poetica è apparente stasi e vivo sentimento.

 

Francesco Rocca, Studio

PRESENTAZIONE

-Allora… raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei, quanti anni hai?

-Ciao a tutti! Mi chiamo Francesco Rocca, sono nato nel 2000 e vengo dalla Calabria. 

 

-Di cosa ti occupi?

– Mi occupo di pittura fin da quando ero piccolo, poi ho proseguito con un liceo artistico e ora sono al secondo anno dell’Accademia di belle arti di Brera a Milano.

 

Francesco Rocca, Il Peso di Dedalo

INTERESSI

-Ti piace la musica? Hai un cantante, gruppo preferito?

– Si amo la musica, il mio gruppo preferito sono i Linkin Park, ma devo nominare anche Hans Zimmer perché ascolto troppo le sue composizioni. 

 

Francesco Rocca, Untitled

 

-Un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?

-Assolutamente “interstellar” di Christopher Nolan.

 

-Qual è la forma d’arte che preferisci? (da andare a vedere/ a cui assistere: fotografia, pittura, scultura, performance, ecc..) C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto o che sia una fonte d’ispirazione?

-Amo tutta l’arte in generale, ma prediligo in particolare l’arte figurativa che sia scultura, pittura ecc., si c’è un artista che prendo come fonte di ispirazione ed è Roberto Ferri.

 

 

-C’è un momento della giornata che ti piace particolarmente?

-La sera. 

 

LAVORO

-Come nasce il tuo interesse per la ricerca artistica?

-Nasce iniziando a studiare, al liceo artistico, artisti come Caravaggio, Gericault, Michelangelo ecc. 

 

Francesco Rocca, Divenire

 

-Da dove ti è venuta l’idea e come ci sei arrivata\o?

-Non penso di esserci ancora arrivato, la ricerca artistica è in continuo sviluppo e c’è ancora un bel po’ di strada da fare.

 

-Un’emozione che sapresti nominare mentre lavori?

-Difficile nominare solo una, forse tranquillità ma neanche poi così tanta, dipende dai dipinti e da quello che voglio trasmettere. 

 

Francesco Rocca, Ricordi

 

-Che cosa sentivi necessario: fare qualcosa di diverso, oppure andare oltre? Avevi un’idea chiara di quello che bisognava fare?

-Sicuramente andare oltre, ormai oggi si pensa che fare qualcosa di diverso da tutto quello che è stato fatto fin ora, ovvero qualcosa di innovativo, sia la chiave per emergere ; io invece penso che in un mondo che corre così veloce rimanere fermi sia la chiave per farsi notare, e rimanere fermi non significa non evolversi.. Non avevo e non ho chiaro quello che bisogna fare ma per ora so che voglio portare avanti il mio modo di fare pittura, con i miei significati, i miei sentimenti e sperare che più persone possibili si rivedano in quello che dipingo e comprendano il quadro con i loro sentimenti. 

 

-Prima di cominciare a lavorare hai già chiara l’idea di come sarà il tuo lavoro? Oppure è quando cominci che hai un’idea di quello che farai?

-Si, oltre al bozzetto, ancora prima di iniziare a dipingere, sulla tela bianca immagino già il lavoro finito. 

 

Francesco Rocca, Fievole Speranza

 

-Che ruolo svolgono i titoli per te? E quando li assegni? Di solito i titoli vengono prima o dopo che hai finito il tuo lavoro?

-Per me i titoli sono la sintesi o l’incarnazione del dipinto, vengono prima in un processo creativo ma sono secondi per importanza rispetto al quadro. 

 

-Quale sarebbe il loro significato?

-È un indicazione per riconoscere o anche comprendere (qualora non ci si riuscisse senza) un dipinto, oltre ad essere magari un segno distintivo. 

 

-Quand’è che senti che un lavoro è finito?

-Quando mi allontano dalla tela e penso che l’idea iniziale che avevo in testa è uguale a quella che vedo dipinta. 

 

-Ti capita di doverti fermare mentre stai lavorando, perché non hai in casa il tipo di pezzo o di materiale che ti serve, e di dover aspettare finché non lo trovi?

-No in genere no. 

 

-Quale lavoro secondo te funziona di più rispetto agli altri?

-Quello che ancora devo fare, quando finisco un lavoro mi accorgo che c’è sempre qualcosa che si può migliorare, ma meglio così sennò non ci sarebbe probabilmente lo stimolo che porta alla continua ricerca. 

 

Francesco Rocca, Come le lacrime di Orfeo

 

-Raccontaci come nasce un tuo lavoro. Parti da un’idea, una sensazione o che altro?

-È difficile dire come arriva l’ispirazione, parte da un ricordo lontano, una sensazione, una frasi di poesia o canzone, da un film o la colonna sonora di questo (anche per questo ho nominato Hans Zimmer sopra), insomma parte tutto da dei sentimenti, più si vive più si creano ricordi, emozioni ; io mi limito a vivere per poi portare tutto su tela, che sia sotto forma di metafore, mitologie o fantascienza. 

 

-Hai fatto un percorso all’accademia di Belle Arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovata/o? Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari.

-Covid a parte è stato, e spero che lo sarà anche l’ultimo anno del triennio, un percorso fantastico dove ho conosciuto un sacco di persone incredibili tra professori e colleghi posso dire di aver imparato molto a livello personale e altrettanto a livello tecnico e concettuale per le mie opere. 

 

-Qual è il tuo lavoro che finora è stato più apprezzato? E quale quello che tu preferisci?

-Quello più apprezzato non saprei dirlo; quello che io preferisco, al di là degli errori da migliorare che vedo alla fine di ognuno, è sempre l’ultimo che faccio perché ha sempre dentro un po’ di conoscenza in più rispetto agli altri. 

 

INTERAZIONE CON IL MONDO ESTERNO

-I social sono ormai una piattaforma indispensabile per pubblicare i propri lavori ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per ciò che fai?

-La vivo abbastanza bene, penso che almeno la maggior parte delle persone apprezza quello che faccio sennò non avrebbe senso seguirmi, al giorno d’oggi lo ritengo molto importante per farsi conoscere e magari perché no farlo diventare un lavoro, l’importante però è non dimenticarsi mai che c’è una vita anche fuori dai social. 

 

-Sei stato a Milano, come ha influito su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e su ciò che produci?

-Si molto, visitare così tante gallerie, musei, conoscere sempre nuove persone e comprendere i diversi punti di vista di ognuno è sempre un forte stimolo. 

 

Francesco Rocca, L'Eclissi di Amore

 

-Quali sono i tuoi prossimi obbiettivi e progetti?

-Sicuramente finire gli studi e portare avanti quello che amo fare, poi chissà…

 

-Quali sono i progetti che non sei ancora riuscito a realizzare?

-Ce ne sono ancora molti tra mostre e concorsi che sono una piccola parte per arrivare alla strada che porta poi al sogno più grande, penso che tutti ne abbiamo uno segreto (sorride). 

 

-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti che stimi ed ammiri di Milano?

– sì certo, Michele D’Amico, Antonino D’aguì e Sara Fondrini, tutti e tre studenti dell’accademia di Brera.

 


Ringraziamo Francesco per aver risposto alle nostre domande, continuate a seguirlo sul suo account Instagram

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