Giacomo Giori

Il “Fanciullino”

Giacomo Giori è un giovane artista dalla personalità nostalgica, che reinventa e riversa costanemente sulla tela. Il suo passato, i suoi ricordi, sono colorati e Giacomo, con i suoi collage, ce ne mostra tutta la tenerezza.

I ricordi di Giacomo Giori: infanzia.
Quando ancora ci si voleva bene

PRESENTAZIONE

-Allora, raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei?

Ciao, io sono Giacomo e sono nato il 30 aprile 1997 a Rovereto (TN), città in cui sono tuttora residente. Ho appena conseguito la laurea triennale in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano che frequento dal 2016, ed attualmente sono iscritto al primo anno di biennio specialistico nella stessa sede.

Di cosa ti occupi?

Mi occupo principalmente di pittura e nel corso di questi quattro anni ho cercato di elaborare uno stile personale che vede come tecnica principale d’utilizzo il collage rielaborato in un secondo momento con interventi pittorici ad acrilico.

I ricordi di Giacomo Giori: infanzia.
Grey memory

INTERESSI

-Ti piace la musica? Hai un cantante, gruppo preferito?

Amo la musica poiché è la compagna perfetta durante l’intera elaborazione e realizzazione del differenti progetti pittorici; grazie a lei riesco a lavorare in maniera quieta e leggera a tal punto da perdere quasi la concezione del tempo. Il genere musicale che ascolto dipende molto dal mio stato d’animo, ma prediligo principalmente la musica rap perché riesce a darmi un ritmo tramite cui riuscire a realizzare l’elaborato pittorico con la massima concentrazione metodica. All’interno di questo genere penso che Mondo Marcio sia una dei miei artisti preferiti.

-Un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?

Uno dei film che più mi ha colpito al liceo è stato “I colori dell’anima” che consiglio caldamente a chiunque abbia un interesse nei confronti del mondo dell’arte.

-Qual è la forma d’arte che preferisci? (da andare a vedere/ a cui assistere: fotografia, pittura, scultura, performance, ecc..) C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto o che sia una fonte d’ispirazione?

La forma d’arte che più mi affascina è la pittura in tutte le sua sfaccettature,  anche se sono attratto maggiormente dalle soluzioni figurative  poiché credo, che a differenza di soluzioni più astratte, siano dotate di un gran potenziale narrativo ed empatico. Uno degli artisti contemporanei che più mi ispira e che rispetta la mia poetica e concezione pittorica è sicuramente Peter Doig.

Tenera infanzia
Sogni di sabbia

-C’è qualche altro interesse particolare che ti contraddistingue e di cui vorresti parlarci?

Essendo nato in Trentino fin da piccolo sono sempre stato a contatto con la natura e tuttora mi piace immergervi e poter osservare con incanto tutto il fascino della flora e della fauna.

 

LAVORO

Come nasce il tuo interesse per la ricerca artistica?

Fin dalla scuola materna adoravo scarabocchiare, ritagliare e colorare qualsiasi superficie o materiale trovassi disponibile. Per me l’arte è una passione innata che certamente caratterizzerà e costituirà per sempre la mia vita.

-Raccontaci come nasce un tuo lavoro. Parti da un’idea, una sensazione o che altro?

Io sono per natura una persona nostalgica e malinconica che pensa continuamente al proprio passato e alla sua prima gioventù serena e spensierata. La mia ricerca artistica infatti prende forma a partire dagli album fotografici di famiglia e di fatto si configura come la rievocazione di quei momenti giocosi e fanciulleschi da sempre impressi profondamente nella mia memoria.

 

-C’è un artista più di altri che consideri un modello di riferimento?

Penso che Peter Doig sia il mio principale modello di riferimento, poiché ha una capacità si sintetizzazione formale e poetica che mette in luce  quello che è il naturale processo di  sedimentazione storico-pittorica che caratterizza da sempre la nostra società. Le sue grandi composizioni magiche e silenziose sono dotate d’una componente d’incanto che mi lascia sempre senza fiato.

-Hai fatto un percorso all’Accademia di belle arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovato? Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari.

Penso che il percorso che sto proseguendo in Accademia sia fondamentale per la mia maturazione artistica. Gli stimoli provenienti da professori e studenti sono necessari per l’evoluzione personale. In Accademia tutti i pareri, positivi o negativi che siano, costituiscono la verifica concreta della reale efficacia del nostro lavoro rispetto al mondo dell’arte. L’Accademia insegna a non accontentarsi mai e a lavorare in maniera assidua e costante per il raggiungimento dei propri obiettivi. Personalmente ringrazio costantemente di esser riuscito ad intraprendere questo percorso di studi, poiché in quasi quattro anni la mia espressione stilistica è mutata gradualmente, da iniziale soluzione strettamente pittorica a prodotto costituito prevalentemente dalla tecnica del collage.

-Qual è il tuo lavoro che finora è stato più apprezzato? E quale quello che tu preferisci?

Penso che il lavoro finora più apprezzato sia “Nostalgia infantile”, che è stato esposto durante “Accademia Aperta 2019”. Quello che invece preferisco io è “Questo è mio!”, che vede me e mio fratello all’età di cinque o sei anni a bisticciare per un trattore a pedali.

 

 

INTERAZIONE CON IL MONDO ESTERNO

-I social sono ormai una piattaforma indispensabile per pubblicare i propri lavori ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per ciò che fai?

Penso che i social ricoprano un ruolo fondamentale per ogni potenziale artista, poiché permettono a chiunque, ovunque si trovi, di poter vedere la nostra intera produzione artistica tramite l’utilizzo di un semplice smartphone. Social come Instagram per me sono necessari perché mi permettono di avere un contatto più o meno diretto col mio pubblico e mi permettono così di ottenere ulteriori stimoli ed osservazioni fondamentali per un migliore sviluppo creativo.

-Sei stato a Milano, come ha influito su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e su ciò che produci?

Milano ha influito positivamente sul mio percorso artistico. Capitale della moda e del design si configura come l’esatto opposto della mia città natale, una realtà metropolitana fulcro di influenze artistiche internazionali che creano la reale possibilità di osservare in maniera diretta quella che è la vera faccia della realtà artistica contemporanea. Come ultimo aspetto ma non meno importante, vi è la visibilità derivante dalla possibilità di poter partecipare  a bandi e concorsi artistici tra i più interessanti e variegati presenti su tutto il territorio.

-Cosa vuoi esprimere con il tuo lavoro? Cosa indaghi principalmente?

Come accennato in precedenza il mio ambito d’indagine è l’infanzia e tutti gli aspetti di tenerezza, spensieratezza e ludicità ad essa legati. Ma ciò che per me è davvero fondamentale è il tentativo di universalizzazione formale delle figure che costituiscono i miei lavori, poiché ciò crea la reale possibilità del fruitore di poter immedesimarsi empaticamente nel soggetto e credere, in un certo senso, di aver vissuto in prima persona l’evento osservato.

Giacomo e la sua infanzia
Bagliore d’nfanzia

-Quali sono i tuoi prossimi obbiettivi e progetti?

Ultimamente sto lavorando ad una serie incentrata sul tema del “Carnevale” che mi affascina particolarmente poiché i bimbi al suo interno sono ora investiti da colori più saturi e vivaci, grazie ai quali l’elemento ludico della maschera diviene elemento portante e caratterizzante dell’opera intera.

-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti che stimi ed ammiri?

Bruno Fantelli, Guglielmo Castelli e Thomas Braida.

 


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