Giovanni Tronfi

Strutture Molecolari

L’interesse verso le materie organiche e l’amore per la  pittura surreale sono le coordinate dichiarate da Giovanni Tronfi come base della sua ricerca artistica. Le sue composizioni si animano infatti di strutture molecolari, al limite tra un microcosmo scientifico e una surrealtà sospesa nel vuoto, gravitando, aggregandosi, componendo forme, in una superficie priva di ogni riferimento spazio-temporale.

 

PRESENTAZIONE

-Allora… raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei, quanti anni hai?
Ciao a tutti, sono Giovanni, ho 23 anni e vengo da Prato in Toscana.

 

-Di cosa ti occupi?
Attualmente sono studente di Pittura presso l’Accademia di Brera.

 

Giovanni Tronfi, 2019

 

INTERESSI

-Ti piace la musica? Hai un cantante, gruppo preferito?
Mi piace molto la musica e spazio in infiniti generi, dipende molto dall’ora della giornata e dal mio stato d’animo. Gruppi preferiti ne ho tanti, sono molto affezionato ai Sangue Misto, agli Slayer, a Bob Marley, ai Devilish Trio.. impossibile citarli tutti, come potete vedere sono generi molto diversi.

 

-Un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?
Ce ne sono tantissimi che valgono.. un mio pilastro fondamentale è Alien di Ridley Scott, un film che mi ha affascinato dalla prima all’ultima scena e che ha sicuramente plasmato questo mio interesse per la pittura organica-monocromatica.

 

-Qual è la forma d’arte che preferisci? (da andare a vedere/ a cui assistere: fotografia, pittura, scultura, performance, ecc..) C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto o che sia una fonte d’ispirazione?
Solitamente gravito verso la pittura, perché è un linguaggio a cui sono ovviamente più esposto, ma tendo ad essere interessato a tutto, sono un ragazzo curioso. Un artista che mi ha cambiato e ispirato è sicuramente Hans Giger, venuto a mancare
recentemente. Non è un caso che abbia lavorato sul set di Alien.

 

-C’è un momento della giornata che ti piace particolarmente?
Dipende dalla stagione. In estate amo la sera e la notte, ci sono luce e temperatura giuste per fare qualsiasi cosa e per non essere frustrati nel farlo.

 

Giovanni Tronfi, 2019

 

LAVORO

-Come nasce il tuo interesse per la ricerca artistica?
Il mio interesse è nato dalla sperimentazione e dalla curiosità. Fin da bambino ero attratto dal disegno e dalla creazione in senso lato, matite e pennelli me li sono trovati tra le mani nel percorso.

 

-Da dove ti è venuta l’idea e come ci sei arrivato?
Un insieme di diverse esperienze personali ed energie che sentivo di dover impiegare in qualche modo. Sport e arte sono due salde ancore per i giovani creativi come me.

 

-Un’emozione che sapresti nominare mentre lavori?
Le emozioni variano molto quando dipingo. Ci sono giornate in cui mi metto davanti alla carta e niente funziona e ce ne sono altre dove tutto va al suo posto come se guidato da una forza maggiore. Essendo io un individuo con un certo rigore in campo artistico mi capita di innervosirmi se non ottengo il risultato sperato, ma dura poco. Sono generalmente contento di quello che faccio e del modo in cui lo faccio.

 

-Che cosa sentivi necessario: fare qualcosa di diverso, oppure andare oltre? Avevi un’idea chiara di quello che bisognava fare?
Quando ho trovato l’ispirazione per la mia corrente linea di lavoro avevo semplicemente bisogno di qualcosa in cui impegnare anima e corpo. Tutto è nato dall’esigenza di drenarmi di ogni energia e creare qualcosa di cui essere soddisfatto, il mio interesse verso le materie organiche e la pittura surreale hanno fatto il resto. Adesso ho trovato passione e amore nelle mie pitture.

 

Giovanni Tronfi, 2019

 

-Prima di cominciare a lavorare hai già chiara l’idea di come sarà il tuo lavoro? Oppure è quando cominci che hai un’idea di quello che farai?
Quasi sempre la seconda, a parte casi in cui l’intenzione è quella di creare una composizione in una ben precisa regione del foglio. Solitamente seguo l’istinto, mi rendo conto in corso d’opera dei pieni e dei vuoti della composizione, ma a quel
punto è per me facile correggerli.

 

-Che ruolo svolgono i titoli per te? E quando li assegni? Di solito i titoli vengono prima o dopo che hai finito il tuo lavoro?
Nonostante i titoli abbiano un ruolo fondamentale nelle mie opere, non impiego neanche mezzo secondo a sceglierli.

 

-Quale sarebbe il loro significato?
Mi piace pensare al mio lavoro come al risultato di una ricerca scientifica, per questo sono freddo e rigoroso nella scelta di titoli come “Tavola Organica n°4” oppure “Carta organica n°2”. La serialità accresce il senso di osservazione analitica di forme e fenomeni che io libero tramite il pennello.

 

-Quand’è che senti che un lavoro è finito?
Quando rimane un solo dettaglio a storcermi il naso (sorride). Potrei continuare a “migliorare” una tavola all’infinito, ad una certa è meglio mettere via ed essere soddisfatti del proprio impegno.

 

Giovanni Tronfi, 2019

 

-Ti capita di doverti fermare mentre stai lavorando, perché non hai in casa il tipo di pezzo o di materiale che ti serve, e di dover aspettare finchè non lo trovi?
Costantemente. Nella mia testa non posso essere io a sbagliare, deve essere per forza lo strumento. Di conseguenza capita che matite o pennelli prendano il volo o che vada in bottega a comprare una dozzina di pennelli della stessa misura, per
rimediare a questi scioperi della creatività.

 

-Quale lavoro secondo te funziona di più rispetto agli altri?
La serie denominata “Tavole Organiche” è sicuramente la più matura. C’è ancora tanto lavoro da fare, ma gli equilibri tra bianco e nero, tra pieno e vuoto, tra concavo e convesso raggiungono altezze per me molto soddisfacenti.

 

-Raccontaci come nasce un tuo lavoro. Parti da un’idea, una sensazione o che altro?
Essendo un lavoro seriale parto già con un’idea ben precisa del risultato estetico che voglio ottenere. Nei primi lavori lasciavo cadere dell’acqua sporca sulla carta e poi “rattoppavo” queste macchie con le mie forme, adesso invece ho un’attenzione
diversa alla composizione, che segue linee e diagonali a volte istintive a volte tracciate con squadra e matita.

 

-Hai fatto un percorso all’accademia di Belle Arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovato? Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari.
Purtroppo entro al terzo anno con circa 5 mesi di lezioni in presenza, faccio parte di quella sfortunata generazione a cui è stato concesso di mettere il naso in aula solo per poi vedersela chiudere davanti agli occhi, per le ragioni che tutti conosciamo. In ogni caso quei pochi mesi sono stati fantastici. Milano è una città con un’energia elettrizzante, gli studenti che ho trovato nel percorso sono capaci e desiderosi come me, per non parlare di alcuni professori. Spero di poter tornare presto a lottare per il posto a sedere in aula, lo studio dal divano non fa per me.

 

Giovanni Tronfi, 2019

 

-Qual è il tuo lavoro che finora è stato più apprezzato? E quale quello che tu preferisci?
In generale tutta la serie organica ha trovato dei riscontri, sia con critiche amare sia con entusiasmanti ammirazioni. Mi ritengo soddisfatto del lavoro operato fin ora, ma confido in un cambiamento e in una maturazione della mia opera nel corso del futuro prossimo.

 

INTERAZIONE CON IL MONDO ESTERNO

-I social sono ormai una piattaforma indispensabile per pubblicare i propri lavori ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per ciò che fai?
Sono sempre stato disgustato dall’idea di condivisione social, ma dopo lunghe discussioni e litigi con miei colleghi e colleghe sono sceso a compromessi e ho creato una mia pagina. Mi rendo conto che attualmente è un mezzo di condivisione che funziona e che porta risultati, mi sembra sciocco battere i piedi per terra e remare contro. Sono solo amareggiato nel vedere che alcuni capolavori, creati da persone sincere e determinate, non guadagnino l’attenzione e studio che meriterebbero.

 

-Sei stato a Milano, come ha influito su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e su ciò che produci?
Assolutamente si. È una città viva e creativa, gli artisti che la abitano sono là per scelta, si sente nell’aria una voglia di aggregazione che non ho sentito a Firenze.

 

-Quali sono i tuoi prossimi obbiettivi e progetti?
Vorrei riuscire a completare un percorso universitario che mi permetta di vivere altre città europee in veste di studente e pittore. Non sono ancora pronto ad abbandonare lo studio, ho tanto da apprendere e ho tanta voglia di farlo.

 

Giovanni Tronfi, 2019

 

-Quali sono i progetti che non sei ancora riuscito a realizzare?
Frequentare in presenza l’Accademia a cui mi sono iscritto, strano vero?

 

-Cosa significa per te essere artisti oggi?
Significa essere coscienti di quello che si fa. Sono un po’ stufo di vedere spugne pregne di colore lanciate sulle tele.

 

-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti che stimi ed ammiri di Milano?
Durante i vari corsi seguiti in quel disastrato primo anno ho avuto la fortuna e il piacere di conoscere la mia amica Eleonora Valli, il cui lavoro non smette mai di sorprendermi. Un gusto e una creatività unici, una vera artista se mai ne ho vista
una. Niente di meno è Sara Fondrini, che dipinge tele con una forza dirompente e una delicatezza unica. Infine non posso non menzionare Giulia Bonora, che da sola ha una personalità e una voglia di fare che arrivano alle stelle, una fonte di
ispirazione per tutti quelli che la conoscono. Meriti e saluti anche alle mie compagne e i miei compagni Giorgia Valeria Teruzzi, Chiara Amadelli, Anita dal Sasso, Martina Maltinti, Alessandro Manetti, Lorenzo Silvestri, Massimo Pugliese, occorreva davvero dilungarsi!


Ringraziamo Giovanni per aver risposto alle nostre domande, potete continuare a seguirlo sul suo profilo Instagram

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