Arte come luogo di contatto
Le opere di Giulia Serra sono estremamente eclettiche: spaziano tra collage, disegni e bozzetti dalle linee nervose, frammenti veloci di città e composizioni lineari al limite tra figurativo ed astratto. La sua arte è fatta per comunicare: un medium eloquente, un luogo di contatto tra le sue idee e l’esterno.
PRESENTAZIONE
-Allora… raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei, quanti anni hai?
Sono Giulia, sono Sarda, vengo da un paesino della provincia del Medio Campidano tra Cagliari e Oristano. Ho trent’anni .
-Di cosa ti occupi?
Faccio arte e sperimento continuamente. Ho una laurea in Beni culturali con indirizzo Storico Artistico. L’arte è sempre stata la mia passione fin da bambina. Ho terminato Il biennio in Teoria e Pratica della Terapeutica Artistica all’Accademia di Brera. Sono veramente soddisfatta di questo percorso che mi ha insegnato molto dal punto di vista umano, ma soprattutto perchè l’accademia ti permette di conoscere nuovi linguaggi espressivi.
INTERESSI
-Ti piace la musica? Hai un cantante, gruppo preferito?
Mi piace molto si, sono abituata ad ascoltare musica continuamente ma sono un po’ abitudinaria con i generi. Ascolto rock o indie rock.
-Qual è la forma d’arte che preferisci? (da andare a vedere/ a cui assistere: fotografia, pittura, scultura, performance, ecc..) C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto o che sia una fonte d’ispirazione?
Indubbiamente la pittura ma sono molto affascinata dal mondo della scultura e della fiber art.
LAVORO
-Come nasce il tuo interesse per la ricerca artistica?
E’ stato un divenire, Io sono autodidatta. Ho sfruttato l’arte per esprimere quello che non sapevo comunicare a parole. Sono una persona introversa, non amo descrivere le emozioni o sentimenti a voce. Ciò che penso, le mie idee, cerco di portarle avanti nel linguaggio artistico, perchè credo che sia il modo con il quale riesco a comunicare meglio. Inoltre il mio paese natale mi ha offerto delle possibilità di fare arte con gli altri: faccio parte di un’associazione che si occupa di street art, è un modo per condividere con gli altri la passione per l’arte e la pittura, e mi ha dato la possibilità di conoscere anche la realtà artistica di strada.
-Un’emozione che sapresti nominare mentre lavori?
Trasporto: un dare e avere tra me e la materia che sto usando. Entrare in contatto con essa con il corpo e con la mente. E’ come se qualcosa si compia da solo e io sono solo un mezzo che serve a qualcosa per nascere.
-Prima di cominciare a lavorare hai già chiara l’idea di come sarà il tuo lavoro?
Ho sempre un’idea di base, ma è quasi sempre diversa alla fine, rispetto a come l’avevo immaginato.
-Oppure è quando cominci che hai un’idea di quello che farai?
A volte succede anche che non so che cosa farò, mi metto a lavoro e vedo che cosa sta nascendo.
-Che ruolo svolgono i titoli per te? E quando li assegni? Di solito i titoli vengono prima o dopo che hai finito il tuo lavoro?
Sempre dopo. I titoli per me hanno un ruolo fondamentale. Devono suggerire a chi guarda come deve essere guardata l’opera. Non il suo significato, ma devono velatamente suggerire una percezione. Quando guardo un’opera, per me il titolo è fondamentale.
-Quand’è che senti che un lavoro è finito?
E’ molto strano da spiegare. Succede qualcosa dentro che ti dice che è finito, che non devi più toccare nulla e risuona come una certezza. Non è una questione di gusto personale ma è più come una consapevolezza improvvisa che arriva dallo scambio che c’è tra l’opera e te stesso.
-Ti capita di doverti fermare mentre stai lavorando, perché non hai in casa il tipo di pezzo o di materiale che ti serve, e di dover aspettare finchè non lo trovi?
Si è successo ma cerco sempre di avere già prima tutto quello che mi serve. succede perchè molte idee arrivano quando stai lavorando, dunque il processo creativo è sempre una sorpresa.
-Quale lavoro secondo te funziona di più rispetto agli altri?
Un lavoro che arriva da una riflessione o emozione forte, che non riesci a contenere.
-Raccontaci come nasce un tuo lavoro. Parti da un’idea, una sensazione o che altro?
Parto sempre da qualcosa che può definirsi come un bisogno. Magari ho visto qualcosa che mi ha colpito particolarmente e che mi ha fatto riflettere, dunque sento la necessità di “dire la mia opinione’’. Parlo di bisogno perchè per realizzare un opera c’è sempre qualcosa di forte che ti spinge a farlo. Se non lo sentissi, non lo farei.
-Hai fatto un percorso all’accademia di Belle Arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovata? Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari.
L’accademia ha cambiato per me il modo di percepire l’Arte. E’ stata un ottima esperienza perchè per un artista è molto importante il rapporto con gli altri artisti, vedere cosa fanno gli altri ti permette di conoscere nuovi linguaggi con i quali non ti sei mai espresso. Per me che sono un autodidatta, è un’esperienza che ripeterei altre mille volte, e inoltre ho imparato il potere della condivisione che per me oggi è davvero fondamentale. Una sola persona forse può fare una bella opera d’arte, ma l’energia che si crea dalla relazione può creare qualcosa di molto più grande e forte a livello di coscienza interiore, specie in un mondo dove ormai vige la competizione sfrenata in ogni campo.
INTERAZIONE CON IL MONDO ESTERNO
-I social sono ormai una piattaforma indispensabile per pubblicare i propri lavori ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per ciò che fai?
Un’anno fa ho aperto un profilo artistico su Instagram. Prima postavo i miei lavori su quello personale. Penso che i social siano un’ottima vetrina per far conoscere il proprio lavoro, anzi oggi forse è indispensabile. Tuttavia non posto regolarmente, anche se vorrei farlo più spesso.
-Sei stato a Milano, come ha influito su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e su ciò che produci?
Assolutamente si. Milano è una città con i suoi pro e contro. Dal punto di vista Artistico pullula di risorse e c’è sempre da fare. E’ un posto che sicuramente ti porta a crescere lavorativamente e umanamente e ti mette alla prova con i suoi ritmi. Di Milano mi affascinava proprio il suo essere sempre veloce, sempre all’avanguardia. Ho disegnato tante volte la città, anche se a Milano ho sentito moltissimo anche la nostalgia di casa. Allo stesso tempo però, percepivo la bellezza di Milano e sentivo il bisogno di immortalarla non solo nella memoria ma anche nelle sensazioni che provavo.
-Quali sono i tuoi prossimi obbiettivi e progetti?
Continuare a sperimentare e trovare un linguaggio che sia sempre più vicino a me, e che sia efficace per comunicare le mie idee. E’ un lavoro che dura una vita.
-Cosa significa per te essere artisti oggi?
Oggi l’artista è tante cose. Credo che il vero artista sia quello che ha il coraggio di esprimersi come meglio crede e di dire quello che ha da dire. Mi piacciono molto gli artisti che provocano il pubblico, che scuotono gli animi su temi a cui non prestiamo attenzione. Mi piace l’arte che provoca soprattutto dal punto di vista psicologico, che ci risveglia il perturbante, quella sensazione di estraneità e paura che corrisponde però a qualcosa che noi conteniamo già.
Ringraziamo Giulia per aver risposto alle nostre domande, continuate a seguirla sul suo profilo instagram.
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