Michele D’Amico

Figure, Linee, Spazi

Michele D’Amico è un giovane pittore figurativo che studia all’Accademia di Belle Arti di Milano. Le sue opere nascono dalla viva curiosità del volersi mettere alla prova e raffigurano composizioni abitate da soggetti con occhi grandi ed espressivi e in cui il colore, vitale e brillante, si configura sempre come un tratto dominante. Ogni opera che Michele crea è un aggregazione di elementi ben funzionanti: soggetto, linee e colori, spazi, elementi.

 

Michele D'Amico, pagine dal quaderno d'artista

PRESENTAZIONE

-Allora… raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei, quanti anni hai?

Ciao sono Michele D’Amico, sono nato in Sicilia, di preciso a Nicosia (EN), nel 1998. Attualmente frequento il Primo Anno del Biennio all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano, dipartimento di Arti Figurative nel corso di Pittura.

 

-Di cosa ti occupi?

Principalmente mi occupo di pittura.

 

Michele D'Amico, Il ragazzo curioso - dettaglio

INTERESSI

-Ti piace la musica? Hai un cantante, gruppo preferito?

Assolutamente si, a volte per staccare un po’ dalla routine mi diletto a suonare il pianoforte. Per quanto riguarda la musica ascolto a prescindere dal genere, vario molto in base al periodo. Per fare un esempio, ultimamente sto ascoltando i Radiohead e Thom Yorke, lo trovo un artista estremamente creativo ed eclettico.

 

Michele D'Amico, Sketchbook

 

-Un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?

Mr. Nobody, una storia pazzesca.

 

-Qual è la forma d’arte che preferisci? (da andare a vedere/ a cui assistere: fotografia, pittura, scultura, performance, ecc..) C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto o che sia una fonte d’ispirazione?

Dato che mi occupo di pittura, se dovessi scegliere, andrei ad una mostra di pittura. Ma spesso non bado a preferenze, l’arte funziona quando varia il suo genere, se così non fosse sarebbe una noia totale. Per quanto riguarda la seconda domanda non ho mai ridotto il campo ad un solo artista, ma posso citarti alcuni artisti che mi colpiscono: David Hockney, Piermario Dorigatti, Luc Tuymans, Leonardo Cremonini ecc.

 

Michele D'Amico, Fuori Piove

 

Michele D'Amico, Abitare

LAVORO

-Come nasce il tuo interesse per la ricerca artistica?

– A dire il vero me lo domando da sempre, e credo non ci siano risposte certe per questa domanda. Non so, probabilmente ho visto troppo Art Attack da piccolo. La passione col tempo mi ha portato a frequentare il Liceo Artistico di Enna, per poi proseguire con Brera. Non ho mai deciso di cambiare strada.

 

-Un’emozione che sapresti nominare mentre lavori?

Il divertimento. Mi diverto a fare quello che faccio, se non mi diverto c’è la noia e il risultato spesso non è soddisfacente.

 

Michele D'Amico

 

-Prima di cominciare a lavorare hai già chiara l’idea di come sarà il tuo lavoro?

-A volte sì, ho un idea vaga sul risultato finale, a volte inizio dal nulla fino a veder manifestarsi l’immagine. Fermarsi risulta difficile sempre e in ogni caso.

 

-Che ruolo svolgono i titoli per te? E quando li assegni? Di solito i titoli vengono prima o dopo che hai finito il tuo lavoro?

-In qualche modo completano l’opera, ma allo stesso tempo rischiano di “impacchettarla” troppo. Secondo me è giusto trovare un compromesso tra rivelazione, con un titolo, e ignoto, senza un titolo. Se l’opera in sé spiega già troppo è inutile etichettarla con un titolo finale, magari in questo caso è meglio un “senza titolo”. Per quanto riguarda i titoli che attribuisco ai miei lavori spesso vengono dopo.

 

Michele D'Amico, Notizie

 

-Quand’è che senti che un lavoro è finito?

-In un primo momento mi fermo, nascondo il dipinto, faccio passare qualche giorno o anche una settimana: se nel rivederlo mi trasmette qualcosa allora è finito, se non comunica allora bisogna insistere e continuarlo. Inoltre è importante anche il confronto con un occhio esterno, non abituato a vedere il lavoro costantemente, il giudizio di questo o di un gruppo di persone è assolutamente diverso rispetto a chi crea e osserva costantemente l’opera. Dunque determina anche il compimento del lavoro. Bisogna ascoltare sicuramente se stessi, ma anche gli altri.

 

Michele D'Amico, Questione di tè

 

-Ti capita di doverti fermare mentre stai lavorando, perché non hai in casa il tipo di pezzo o di materiale che ti serve, e di dover aspettare finchè non lo trovi?

-Considero spesso la frase di Hemingway: “Ora non è il momento di pensare a quello che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che hai”.

 

-Quale lavoro secondo te funziona di più rispetto agli altri?

-Secondo me Ilaria e il suo Bubble Tea, una tela che ho realizzato nel 2020. Non so, saranno i colori o l’espressione del soggetto, ma considero questo lavoro ben compiuto.

 

Michele D'Amico, Ilaria e il suo Bubble tea

 

-Raccontaci come nasce un tuo lavoro. Parti da un’idea, una sensazione o che altro?

-Da un punto di vista emotivo non so spiegarmelo il perché inizio a dipingere o creare qualcosa, forse sarà quella famosa ispirazione di cui molti ne parlano, principalmente credo sia legato al concetto di curiosità, una curiosità basata sul “vediamo cosa riesco a fare se…”. Da un punto di vista formale spesso inizio da una figura, indefinita, per poi spiegarla meglio con qualche linea o colore. A seguire bisogna decidere se inserire uno spazio, un orizzonte, una pianta, un oggetto, un’altra figura. Capita di cancellare e iniziare da capo, o distruggerlo e iniziare un nuovo dipinto, sono delle azioni normali che determinano il modo di lavorare.

 

Michele D'Amico, la casetta nel bosco

 

-Hai fatto un percorso all’accademia di Belle Arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovato? Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari.

-Sicuramente mi ha offerto molto l’Accademia: insegnamenti preziosi di diversi docenti validi, uno scambio culturale fondamentale tra studenti o comunque giovani artisti, capire come lavora il prossimo, il perché lo fa, che materiali utilizza ecc. ecc. Le critiche che comunque fanno le ossa, gli apprezzamenti che ti fanno andare avanti. Insomma l’ambiente accademico, che spesso viene criticato per una serie di errori amministrativi (non differenti da qualsiasi altra università), offre tanto, e se lo si vive appieno sicuramente qualche soddisfazione arriva.

 

-Qual è il tuo lavoro che finora è stato più apprezzato? E quale quello che tu preferisci?

-Per gli altri è Notizie o Senza titolo (piedi), io invece preferisco la nuova serie di dipinti con titolo Mai nati.

 

Michele D'Amico, Giornate leggere

INTERAZIONE CON IL MONDO ESTERNO

-I social sono ormai una piattaforma indispensabile per pubblicare i propri lavori ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per ciò che fai?

-Trovo che siano dei mezzi innovativi, estremamente pratici e rapidi annullando lo spazio e il tempo, puoi benissimo accedere con un click all’immagine dell’artista o personaggio preferito, puoi giudicare con un mi piace e dire la tua. Per l’arte è un aggiunta, ma parziale. Insomma un opera non è la stessa cosa se vista attraverso uno schermo o se vista dal vero, con la possibilità di girargli attorno o avvicinarsi quanto possibile. Parlare con un artista tramite chat non è la stessa cosa che sentirlo di fronte a te. In conclusione, secondo me i social sono utili per un primo approccio con qualcosa o qualcuno, ma in un secondo momento sicuramente bisogna passare alla parte reale della situazione.

 

 

-Sei stato a Milano, come ha influito su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e su ciò che produci?

-Come ho risposto alla domanda riguardante l’Accademia, devo dire che Milano nel suo complesso ha contribuito alla mia crescita personale, facendomi conoscere nuove persone e nuovi spazi artistici.

 

-Quali sono i tuoi prossimi obbiettivi e progetti?

-L’obbiettivo principale per adesso è studiare e diplomarsi al Biennio, il futuro si vedrà. Per quanto riguarda i progetti adesso ne sto realizzando uno con titolo Mai nati: prevede una serie di dipinti che contengono diversi personaggi inventati da me, mai esistiti nella realtà in cui viviamo. Esseri che vivono la pittura e spazi irreali, solo qualche oggetto proveniente dalla nostra realtà può concretizzare l’opera.

 

 

-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti che stimi ed ammiri di Milano?

-Vorrei citare Ilaria Berzaghi, una giovane artista e anche la mia dolce metà, Luca Rubegni un mio carissimo amico di cui apprezzo molto il modo di dipingere e la sua persona, Gianluca Quaglia con cui ho avuto modo di parlare diverse volte per scambiare opinioni artistiche.

 


Ringraziamo Michele per aver risposto alle sue domande, continuate a seguirlo sul suo Instagram

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