Il fine ultimo dell’arte: essere.
Oleg Go è un artista che trascende il linguaggio verbale, formale ed estetico. Le sue opere sfiorano con delicatezza l’animo del fruitore e la sua produzione artistica è un tutt’uno con il divenire. Si modifica e varia assieme all’artista, come due facce della stessa medaglia. Il fine ultimo dell’arte, per Oleg, è quello di esistere insieme all’opera: esistere, nella sua semplicità, come tutti gli individui.
PRESENTAZIONE
-Allora, raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei?
Da dove vengo non lo so, chi sono non lo so, però vivo a Gazzada e mi chiamo Oleg.
-Di cosa ti occupi?
Pittura e poesia
INTERESSI
-Ti piace la musica? Hai un cantante, gruppo preferito?
Certo, la musica è tutto, ora sto ascoltando molto Chopin, Hania Rani e Nils Frahm.
-Un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?
Questi due film: A Hidden Life di Terrence Malick e Mirror di Andrei Tarkovsky .
-Qual è la forma d’arte che preferisci? (da andare a vedere/ a cui assistere: fotografia, pittura, scultura, performance, ecc..) C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto o che sia una fonte d’ispirazione?
Pittura e cinema, secondo me sono complementari, una mostra bella di pittura è rara secondo me, ma quando si è di fronte a un’opera che è capace di trasportarti, andare oltre il silenzio, allora succede qualcosa, qualcosa che qui non ha senso dire. Cinema perché è una vera magia espressiva, è la forma che può giocare di più con la tecnologia e poesia.
Lawrence Carroll è un’artista che mi piace molto nel ultimo anno, mi ha aiutato accettare le mie sensibilità.
-C’è qualche altro interesse particolare che ti contraddistingue e di cui vorresti parlarci?
Curiosità, vedere cosa sta dietro il velo, vedere la faccia dell’amore, comprendere la grazia, scoprire nuovi spazi e forse essenzialmente uscire dai limiti del linguaggio.
LAVORO
-Come nasce il tuo interesse per la ricerca artistica?
Lavoro con I fiori in questo momento, quindi dipende da loro e la loro biologia (quando crescono, quali crescono, tempi di seccatura), sto rinunciando alle idee e sensazioni come contenuto del mio lavoro.
-Raccontaci come nasce un tuo lavoro. Parti da un’idea, una sensazione o che altro?
Vorrei che il processo di fare l’opera sia il più correlato possibile con il processo di essere presenti con l’opera.
-C’è un artista più di altri che consideri un modello di riferimento?
Non credo, perché è come scegliere una religione, non ha senso, ogni artista sincero, credo che col tempo crei un’etica personale con il quale affronta il mondo e quest’etica rispecchia nella sua arte.
-Hai fatto un percorso al’Accademia di belle arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovata? Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari.
Il mio percorso al interno dell’Accademia è stato una bellissima avventura, un viaggio da ciò che non sono a ciò che sono. Gli strumenti sono strumenti interiori per affrontare, decifrare e trasformare l’illusione in amore (opera, poesia etc), e fondamentalmente creare un metodo per vivere in sintonia con l’amore.
Non credo serve l’accademia per questo però ha aiutato molto.
-Qual è il tuo lavoro che finora è stato più apprezzato? E quale quello che tu preferisci?
Non saprei rispondere.
INTERAZIONE CON IL MONDO ESTERNO
-I social sono ormai una piattaforma indispensabile per pubblicare i propri lavori ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per ciò che fai?
I social li sto cercando ancora di capire, perché possono essere delle fonti interessanti per la scoperta, ricerca e condivisione, ma nello stesso momento sembrano essere pornografie di lavori e identità virtuali.
Ha un’utilità di divulgazione pubblicitaria, importante o no, dipende dall’intenzione di colui che pubblica, non so se per me sia importante, non li uso abbastanza per dirlo.
-Sei stato a Milano, come ha influito su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e su ciò che produci?
Si, ho vissuto a Milano, è una comunità molto interessante, ha un suo modo di essere, una sua personalità e mi ha aiutato ad aprire spazi dentro altri spazi, un ‘inception’ di spazi, specificamente spazi della mentalità umana, non italiana o europea ma umana. Invece dove sto adesso influisce sul mio lavoro in quanto le materie che uso derivano dai campi e boschi, però si il luogo dove mi trovo (che sia Milano o altro) è importante in quanto ciò che la sua natura mi offre, lo uso, quindi mi lascia conoscere una sua essenza.
-Cosa vuoi esprimere con il tuo lavoro? Cosa indaghi principalmente?
Dire ciò che voglio esprimere con l’arte non ha senso, però vorrei offrire la possibilità di avere un’esperienza. Indago su questo.
-Quali sono i tuoi prossimi obbiettivi e progetti?
Finire bene questa serie di lavori che sto facendo adesso, poi dove, come e cosa succederà dipenderà sempre da loro.
-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti che stimi ed ammiri?
Emanuele Soldati, Luca Zulianello e Pietro Gandini.
Se vuoi saperne di più su Oleg visita il suo instagram.
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