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Paolo Cavotta, dopo essersi laureato al triennio di pittura a Brera, ha lavorato per circa un anno e mezzo ma a breve riprenderà con gli studi accademici in modo da perfezionare e migliorare la sua arte dai temi particolari e innovativi.
PARLAMI DI TE
-Allora Paolo, raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei?
Sono Paolo vengo da Bovezzo, in provincia di Brescia, mi sono appena laureato all’Accadermia di Brera.
-Quanti anni hai? Ti rispecchi in questo numero o ti senti di una differente età?
Ventitre, ma ho un rapporto molto particolare con l’età.
-Se dovessi usare solo tre parole per descriverti, quali useresti, e come mai?
Domanda difficile, direi che dipende dai giorni, in alcuni mi descriverei con tre parole e altri con altre tre totalmente diverse.
-Cosa fai nella vita?
Dopo essermi laureato al triennio di pittura di Brera ho lavorato per circa un anno e mezzo e a breve riprenderò con gli studi accademici.
INTERESSI
-Parliamo un po’ di interessi personali, qual è il tuo genere musicale preferito? C’è un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?
Trovo difficile stabilire un genere preferito proprio perché essendo impegnato anche in ambito musicale considero la musica parte integrante del mio percorso artistico, cerco di approfondire più generi possibili. Se proprio devo sceglierne un sicuramente il Punk e tutti i suoi sottogeneri sono stati fondamentali per la mia formazione. Non ho un film preferito, ne amo molti, ma mi sento di consigliare l’ultimo visto, “The Lobster”.
-Che tipo di arte preferisci? (da andare a vedere, fotografia, pittura, antica moderna contemporanea etc.) C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto?
Mi reputo un’amante della cultura underground e negli ultimi due anni, scoprendo vari collettivi della mia città e non, ho avuto modo di partecipare ad eventi di sfondo prettamente musicale ma che coinvolgevano altre forme artistiche come la performance e il video che insieme ai luoghi dove venivano presentati sono state di grande ispirazione.
-Hai interessi al di fuori del mondo artistico?
Negli ultimi anni tutti i miei interessi si sono concentrati al mondo dell’arte, in passato ho praticato vari sport che però non mi hanno mai appagato.
ARTE
-Parlando della tua passione per l’arte, ci sarà stato un evento scatenante o un qualcosa che ti ha portato ad avvicinarti, e a scegliere questo tipo di carriera; ti ricordi il momento in cui hai iniziato ad approcciarti con la tua forma artistica? Cosa ti ha colpito così tanto da farla diventare il tuo principale metodo di espressione?
Sin da bambino rimanevo sveglio la notte a disegnare, sembrava che la mia strada fosse già tracciata. Non possiedo una vera e propria forma artistica prediletta, cerco sempre di approcciarmi a nuovi mezzi per esprimermi.
-C’è qualcosa da cui prendi ispirazione per i tuoi progetti artistici non lavorativi?
Per me tutto è ispirazione, la routine, una chiacchierata con un amico, ascoltare un buon disco, un viaggio in treno.
-Quale artista usi come modello di riferimento?
A livello pittorico ho trovato nella pittura di Francis Bacon grande ispirazione, per tematiche e tecnica. Per quanto riguarda quello fotografico la scoperta di Nan Goldin è stata illuminate.
-Hai fatto un percorso all’accademia di belle arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovato? Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari?
È stato un percorso terapeutico sia per la mia persona che per la mia arte. Grazie all’accademia sono riuscito a rendere molto più coerente il mio elaborato artistico, sono riuscito a maturare un linguaggio che grazie a rimandi cromatologici e tematici mi hanno permesso di elaborare come una sorta di codice tra i miei lavori.
-Per cosa sei conosciuto?
Probabilmente per la mia persistenza sulla tematica dell’autoritratto.
-Perché fai quello che fai?
Per me è vitale e terapeutico, mia aiuta a conoscermi meglio.
LAVORO
-Nel tuo lavoro, da cosa prendi ispirazione?
Come dicevo prima cerco di farmi influenzare da più fattori esterni possibili, anche per il semplice fatto di poter elaborare e capire a meglio tutto ciò che vivo.
-Ci racconteresti il tuo processo per arrivare a un opera conclusa: parti da un concept, fai della ricerca specifica, o ti lasci trasportare dalle tue sensazioni?
Per me un lavoro genera il successivo, solitamente grazie ad una intuizione o una riflessione vado a elaborare una serie di lavori trattanti una specifica tematica. A volte invece adatto una sorta di metodo a collage utilizzando vecchi elaborati scartati per crearne di nuovi, un approccio a parer mio molo divertente.
-I social sono ormai la piattaforma ideale per un artista emergente per pubblicare i propri lavoro ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per il tuo lavoro?
Utilizzo i social, potete trovare i miei lavori su due profili instagram: @paul.o.pat e @incomplete.images. Vivo con molta tranquillità l’utilizzo dei social in campo artistico. Per me sono un mezzo come un altro per esporre al pubblico i propri elaborati. Sicuramente il lato che preferisco di questi mezzi è la facilità con cui si possono conoscere nuovi artisti, che spesso sono stati per me fonte d’ispirazione.
-Se sei a Milano, come influisce su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha una influenza su di te e sulla tua opera?
Non abito a Milano e durante il periodo di studi ho fatto il pendolare, sono riuscito a godere ben poco della vita al di fuori di quella accademica e ho trovato nel pendolarismo una potente poesia, che ha giocato il ruolo di protagonista in alcuni miei lavori.
-Cosa vuoi esprimere con le tue opere? Qual è il loro fine ultimo?
Per me tutto è autoritratto, ho affrontato questa tematica in vari modi e il fine è sempre stato di trovare delle sfumature veritiere della mia identità.
OBBIETTIVI
-I tuoi prossimi obbiettivi, progetti?
Mi sono posto come obbiettivo per i prossimi anni di collaborare con i miei colleghi il più possibile, con questa nuova ottica cercherò di trarre il meglio dai prossimi due anni di studio.
-Come e dove ti vedi tra cinque anni?
Difficile dirlo, solitamente non mi pongo domande del genere, ho chiaramente i miei sogni e le mie speranze, ho voglia di lavorare e maturare sempre di più.
-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti, magari appena usciti da una scuola di Milano, che come te si differenziano dagli altri?
Mi sento di consigliare Valeria Brambilla, Valentina Parati e Giorgio Galgano.
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