Chiara Melluso

La ricerca di Nessun Dove

Chiara Melluso, artista originale ed innovativa, risponde alle nostre domande sui suoi progetti artistici

dai temi molto particolari.

PARLAMI DI TE


  • "Luoghi e cose di nessun dove" Ferrara 2018 -Chiara Melluso

-Cosa fai nella vita Chiara?

Attualmente sto dedicando la mia vita allo studio dell’arte che per essere compresa al meglio richiede conoscenze in diversi ambiti quali la pittura, l’antropologia, le neuroscienze, la letteratura e tutto ciò che possa rivelarsi importante per il mio lavoro. In fondo l’arte è una materia che racchiude tutte le discipline e per chi voglia provare a destreggiarsi è di grande importanza essere sempre aperti a molteplici campi di ricerca.

"Masse" 70x50 2018 ink on paper -Chiara Melluso

“Masse” 70×50 2018

INTERESSI


  • Sketcbook studio 2018 -Chiara Melluso

Scketchbook


-Che tipo di arte preferisci? (da andare a vedere, fotografia, pittura, antica moderna contemporanea etc) C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto?

Nello specifico non prediligo un genere d’arte rispetto ad un altro. Li adoro tutti, motivo per cui non è facile individuare quale autore possa avermi influenzato rispetto ad altri ma dovessi scegliere, fra i più illustri, sono stati Pirandello, Lucio Fontana, Paul Klee, Eric Kandel, Lovecraft. Ma ritengo altrettanto importanti i miei colleghi e tutti gli studenti con cui ho avuto la possibilità di dialogare e discutere sui maggiori e i minori aspetti del nostro lavoro.

Detailed of "Gloom" 100x70 2018 -Chiara Melluso

Detailed of “Gloom”

ARTE


  • Studio 2018  -Chiara Melluso

-Parlando della tua passione per l’arte, ci sarà stato un evento scatenante o un qualcosa che ti ha portato ad avvicinarti, e a scegliere questo tipo di carriera

Mi sono appassionata al disegno grazie a mio padre che, notando quanto mi piacessero i draghi, gli animali e i mostri me li disegnava lasciandomi senza fiato nello scoprire che da una matita e da un foglio potevo creare tutto ciò che mi passasse per la testa. Non ho più smesso.

-Ti ricordi il momento in cui hai iniziato ad approcciarti con la tua forma artistica? cosa ti ha colpito così tanto da farla diventare il tuo principale metodo di espressione?

Il pennarello indelebile è rimasto il mio principale strumento di lavoro e ciò mi ha incoraggiato a provare a fare cose sempre diverse con lo stesso mezzo. Col mio primo lavoro l’obiettivo era rendere il colore indipendente grazie alla proiezione della sua ombra, proseguendo con gli studi ho capito che non era un elemento fondamentale per la mia ricerca.


  • Omino -Chiara Melluso

Omini


-C’è qualcosa da cui prendi ispirazione per i tuoi progetti artistici non lavorativi?

Per quel che riguarda il mio lavoro ho la tendenza ad essere molto prudente, infatti non metto mano al foglio in mancanza di un’idea su cui lavorare. Dall’inizio dell’accademia mi sono basata su temi antropologici, come la sepoltura, tramite i libri d’artista e le reti intrise di colore. Notando come la finalità dei riti sepolcrali sia caratterizzata dalla scissione fra corpo e anima ho pensato di descrivere il momento in cui le due cose si separano sfruttando la pessima abitudine del pennarello indelebile di essere visibile da entrambe le facce (è una cosa che da bambina odiavo). Iniziai a intitolare i miei sketchbook “Reversi” e dà lì sono nati quelli che mi piace chiamare, in maniera simpatica, Omini.

-Hai fatto un percorso all’accademia di belle arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovato?

Ciò che ho apprezzato di più di Brera è la concentrazione di persone capaci, vogliose e talentuose, che non si tirano mai indietro quando si tratta di parlare di lavoro, di arte, di storia, di cultura, di letteratura. Il nostro lavoro accresce sempre di più grazie al dialogo, anzi è meglio dire che si fonda su di esso.


  • -Chiara Melluso

Scketchbook


LAVORO


Sketchbook studio "Reversi" 2018 -Chiara Melluso

Sketchbook studio “Reversi”

-Nel tuo lavoro, da cosa prendi ispirazione?

Da due anni circa sto lavorando ispirandomi ai racconti di Lovecraft del Necronomicon. In realtà, più che lavorare sui suoi racconti, nello specifico, mi baso sui concetti che li costruiscono. Sono rimasta affascinata dal fatto che i suoi personaggi spesso non riescono a descrivere ciò che stanno vedendo. Angoli che non sono di questo mondo. Di conseguenza anche le parole per descriverli non sono di questo mondo. Non ho più smesso di chiedermi come possano essere quegli angoli. Se non sono di questo mondo non seguono nemmeno le regole fisiche che lo caratterizza.


  • "Proiezione ortogonale delle polveri" 2019 acquaforte e maniera al sale su zinco -Chiara Melluso

Proiezione ortogonale delle polveri


-Ci racconteresti il tuo processo per arrivare a un’opera conclusa: parti da un concept, fai della ricerca specifica, o ti lasci trasportare dalle tue sensazioni?

Nel mio lavoro una delle cose più complicate è la forma, che deve allontanarsi il più possibile da ciò che conosciamo e in questo modo lo spettatore troverà difficile una qualsiasi forma di descrizione trovando nel titolo l’unico suggerimento a disposizione. Dichiaro un lavoro non riuscito quando la forma che ho scelto si rivela ambigua o direttamente collegabile a qualcosa di preciso. È importante che la tecnica venga scelta in rapporto alla forma e al contenuto così ho studiato un metodo tramite pennarello indelebile che sia poco riconoscibile e in questo modo anche l’esecuzione sarà difficilmente attribuibile. Lo studio delle forme parte da un singolo dettaglio che può essere un movimento, una luce, un’idea o una particolare condizione climatica pur ché venga analizzata in una sua piccola caratteristica.
Per esempio un mio lavoro ha per titolo “Ispirato al pulviscolo”. Ho trovato importante anche la ricerca di una possibile chiave di lettura in un’incisione ad acquaforte che ha per titolo “Proiezione ortogonale delle polveri”. Vedendola è palese che si tratti di una proiezione ortogonale sbagliata dal momento che non è possibile misurare una forma in costante mutamento. Deve essere la rappresentazione della nostra incapacità di misurare qualcosa che va oltre il conoscibile. Naturalmente non mi aspetto di rappresentare l’irrappresentabile. Preferisco che ogni lavoro sia un tentativo fallito. Quella proiezione ortogonale è un tentativo fallito.
Il risultato di tutto ciò è un’immagine talmente poco decifrabile che l’unica cosa da fare è pensarla per quello che è ossia un costante punto di domanda sulla nostra realtà.


  • "Ispirato al pulviscolo" 2019 100x70 -Chiara Melluso

Ispirato al pulviscolo


-I social sono ormai la piattaforma ideale per un artista emergente per pubblicare i propri lavoro ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per il tuo lavoro?

I social sono sicuramente un mezzo mediatico spettacolare ma credo che manchi l’evoluzione da parte nostra per sfruttarli al meglio. Ritengo che un qualunque lavoro, bello o brutto, debba essere visto dal vero. Ho notato che in molti basano il loro lavoro su come apparirà in una foto sul telefono. Ciò è dovuto al fatto che nessuno frequenta più le gallerie e il telefono si è rivelato più amichevole di un gallerista. Penso che sia un’evoluzione interessante per quel che riguarda la nostra capacità percettiva per ciò non me la sento di categorizzare la cosa in maniera negativa. Trovo sia bello il fatto che chiunque possa accedere ad immagini di qualsiasi tipo con semplicità.

-Se sei a Milano, come influisce su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e sulla tua opera?

Sono nata a Milano e ci ho sempre vissuto. A prescindere dalle possibilità che può darmi sarà sempre casa mia e mi è di ispirazione per il suo atteggiamento. L’unica cosa che mi dispiace è che alcuni eventi artistici tendono ad essere tanto spettacolari quanto privi di contenuti.


  • "The land of Nowhere" 2019, 100cmx70cm, ink on paper -Chiara Melluso

The land of nowhere


-Cosa vuoi esprimere con le tue opere? Qual è il loro fine ultimo?

L’arte è sempre una domanda, non è mai una risposta e l’obiettivo nel mio lavoro è fare domande e scatenare dubbi. In un periodo storico come il nostro, in cui in Italia, che è il paese dell’arte, vige la superficialità e il pensiero a breve termine trovo che sia importante ricordarlo. Quello che ancor più mi preme è specificare che dobbiamo seriamente iniziare a pensare a ciò che vediamo anziché vedere sempre ciò che pensiamo. In più è anche importante mantenere un rapporto di dialogo con lo spettatore. Nel momento in cui non gli si pongono domande è come non esistesse e di conseguenza inizierà a vedere solo ciò che pensa.

OBBIETTIVI


"Prospettiva" 2018 -Chiara Melluso

“Prospettiva” 2018

-I tuoi prossimi obbiettivi, progetti

I miei prossimi obiettivi consistono nell’accumulare più dati e conoscenze per maturare lavori sempre migliori dei precedenti.


  • "An exploration of nowhere" Ferrara dal 24 febbraio al 12 marzo 2018-Chiara Melluso

“An exploration of nowhere” Ferrara


-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti che come te si differenziano dagli altri?

Di giovani artisti da proporre ne ho molti più di tre. Scriverò solo i nomi, dovessi descriverli tutti come vorrei non basterebbero cento pagine;
Francesca Santoro, Tamara Ferioli, Matteo Giagnacovo, Simone Parise, Francesca Sofia Signorelli, Dario Cademartori Baroli, Lucrezia Zaffarano, Alfredo Romio, Alice Zanetta. Alcuni ho la fortuna di chiamarli maestri, altri ho la fortuna di chiamarli colleghi. In ogni caso ciò che ho apprezzato di più di Brera è la concentrazione di persone capaci, vogliose e talentuose, che non si tirano mai indietro quando si tratta di parlare di lavoro, di arte, di storia, di cultura, di letteratura. Il nostro lavoro accresce sempre di più grazie al dialogo, anzi è meglio dire che si fonda su di esso.

 


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