Sarah Catalano

La sfumatura dei ricordi

La produzione artistica di Sarah Catalano è estremamente evocativa. Le opere figurative di questa giovane artista sono infatti permeate di sensazioni, impresse sulla tela con i toni neutri della terra nella forma di ritratti o di nature morte. La ricerca del dettaglio si alterna così a momenti sfumati che sanno di echi lontani. La superficie trascolora come fosse fatta di ricordi.

 

PRESENTAZIONE

-Allora… raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei, quanti anni hai?
Mi chiamo Sarah Melissa Catalano, ho 23 anni e sono italo-svedese, cresciuta in provincia di Milano.

 

-Di cosa ti occupi?
Mi sono laureata quest’anno al triennio di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Per il momento mi sono presa un anno sabbatico dallo studio (data anche la situazione della pandemia), col progetto di fare un Master all’estero l’anno prossimo.

 

Sarah Catalano

 

INTERESSI

-Ti piace la musica? Hai un cantante, gruppo preferito?
Mi piace molto la musica, perchè ti permette di staccare da qualsiasi cosa stai vivendo, anche se per poco. Ascolto un pò di tutto, dalla musica classica al Pop, principalmente autori di lingua inglese. I generi che preferisco in assoluto sono però
L’Indie e il Folk rock; attualmente il mio gruppo preferito sono i “The Lumineers”, ma citerei anche gli “Alt-J” e i “Daughter”.

 

-Un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?
Direi “La migliore offerta” di Giuseppe Tornatore; un film dalla trama unica, con fotografia e ambientazione creative e curate nel dettaglio.

 

Sarah Catalano

 

-Qual è la forma d’arte che preferisci? (da andare a vedere/ a cui assistere: fotografia, pittura, scultura, performance, ecc..) C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto o che sia una fonte d’ispirazione?
Essendo la pittura il mio principale mezzo espressivo mi piace vedere dipinti, ma mi piacciono molto anche le mostre fotografiche, siccome sono appassionata di fotografia. Apprezzo comunque anche la scultura, l’installazione e la performance; trovo che sia interessante osservare e cercare di capirle proprio perché sono lontane dal mio lavoro personale. Un artista che stimo moltissimo è l’inglese Antony Gormley, soprattutto per la filosofia che sta dietro al suo lavoro e l’esperienza di vita che lo ha reso artista.

 

-C’è un momento della giornata che ti piace particolarmente?
Mi piace la sera tardi, quando le persone iniziano ad andare a dormire; è un momento di pace e silenzio, quasi “intimo”. Mi sono ritrovata più volte a lavorare la notte e mi sono sempre sentita stimolata e libera.

 

Sarah Catalano

 

LAVORO

-Come nasce il tuo interesse per la ricerca artistica?
La creatività ha sempre fatto parte di me, è sempre stata la cosa che mi riusciva meglio sin da piccola. Da bambina disegnavo molto e realizzavo gioielli in carta decorati su commissione per tutte le mie compagne di scuola. Quando ero alle elementari e passavo in macchina con i miei genitori di fronte al Liceo artistico, che poi ho frequentato, gli dicevo già “io andrò a scuola lì!”.

 

-Da dove ti è venuta l’idea e come ci sei arrivata?
Ho sempre prediletto il ritratto fra i vari generi, e sono riuscita a svilupparlo e affinarlo meglio negli ultimi anni, grazie agli studi che ho fatto. Mi interessa molto anche la natura morta, che è comunque spesso personificazione di qualcuno. Tutto quello che produco artisticamente è legato alle persone, ai ricordi e alle sensazioni, a volte si tratta di ricordi d’infanzia, altre volte sono esperienze del presente.

 

-Un’emozione che sapresti nominare mentre lavori?
Semplicemente pace, sono una persona fin troppo riflessiva e quando lavoro è uno dei pochi momenti in cui riesco a liberare la mente.

 

Sarah Catalano, I fratelli

 

-Che cosa sentivi necessario: fare qualcosa di diverso, oppure andare oltre? Avevi un’idea chiara di quello che bisognava fare?
In realtà non ci ho mai pensato in questo senso, vedo il lavoro artistico più che altro come una necessità, un bisogno, un istinto, una realizzazione.

 

-Prima di cominciare a lavorare hai già chiara l’idea di come sarà il tuo lavoro? Oppure è quando cominci che hai un’idea di quello che farai?
Non sono mai stata una di quelle persone che realizza innumerevoli schizzi e bozzetti per arrivare al lavoro finale; solitamente immagino, in maniera piuttosto chiara, un lavoro finito nella mia testa, questo mi spinge a cominciare un nuovo lavoro. La cosa curiosa è che quasi mai il risultato è lo stesso che avevo pensato…ma credo che sia anche questo il bello.

 

-Che ruolo svolgono i titoli per te? E quando li assegni? Di solito i titoli vengono prima o dopo che hai finito il tuo lavoro?
E’ difficile per me assegnare dei titoli, devono essere evocativi ed esprimere un concetto. Solitamente lo do ad una serie di lavori che rientrano sotto ad uno stesso pensiero, altrimenti lascio i lavori senza titolo o do dei titoli illustrativi, come ad
esempio il nome della persona ritratta. Il titolo viene comunque sempre quando l’opera è terminata.

 

Sarah Catalano, Oil and white spirit jars

 

-Quand’è che senti che un lavoro è finito?
I lavori non sono mai finiti nella mia testa, certo, arrivo ad un punto in cui sono abbastanza soddisfatta, ma la mia indole da perfezionista mi farebbe continuare a sistemare e aggiungere dettagli all’infinito. Capita spesso che io decida di aver finito, mi alzo, pulisco i pennelli, magari do un ultimo sguardo al lavoro prima di andarmene, e finisco invece per risedermi e lavorarci ancora un pò.

 

-Ti capita di doverti fermare mentre stai lavorando, perché non hai in casa il tipo di pezzo o di materiale che ti serve, e di dover aspettare finchè non lo trovi?
No, quasi mai, sono una persona abbastanza organizzata e negli anni ho accumulato una grande quantità di materiale artistico, per cui una soluzione sostitutiva la troverei sicuramente.

 

-Quale lavoro secondo te funziona di più rispetto agli altri?
Sicuramente un ritratto in cui la persona si riconosca e si ritrovi (non solo dal punto di vista estetico), a quel punto direi che il lavoro è “riuscito”.

 

Sarah Catalano, Studio

 

-Raccontaci come nasce un tuo lavoro. Parti da un’idea, una sensazione o che altro?
Il lavoro parte sempre da una sensazione relativa ad una persona specifica, poi spesso scatto delle fotografie alla stessa, da utilizzare come modello per lavorare. Oppure sono le stesse fotografie, scattate in un primo tempo, che mi ispirano a
cominciare un lavoro.

 

-Hai fatto un percorso all’accademia di Belle Arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovata? Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari.
Nel complesso direi che mi sono trovata abbastanza bene, sono rimasta delusa per alcune cose, ma la cosa più importante che questa scuola mi ha dato, è stata permettermi di conoscere e lavorare con delle belle persone, creative e sensibili, con
cui si sono creati rapporti duraturi e sinceri. Di sicuro era un bell’ambiente, in cui ci si sentiva tutti vicini, tutti “nella stessa barca”. Da un punto di vista più pratico ho scoperto alcune modalità di lavoro che non conoscevo, come ad esempio l’elaborazione di un libro d’artista, lo sviluppo delle fotografie in camera oscura e tecniche di stampa d’arte come la cianotipia, per cui sono molto grata.

 

-Qual è il tuo lavoro che finora è stato più apprezzato? E quale quello che tu preferisci?
Il lavoro che per ora è stato più apprezzato penso sia il trittico realizzato per l’esame finale, dal titolo “Autoritratto in trasparenza”: un lavoro molto personale, ispirato dalla fotografia di movimento degli inizi del ‘900. Sicuramente è tra i lavori più
completi che ho realizzato, ma non so se lo definirei il mio preferito.

 

Sarah Catalano

 

INTERAZIONE CON IL MONDO ESTERNO

-I social sono ormai una piattaforma indispensabile per pubblicare i propri lavori ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per ciò che fai?
Sono d’accordo sul fatto che piattaforme come Instagram siano ormai divenute di vitale importanza per la diffusione dei lavori: il pubblico è immenso e si possono raggiungere persone di diversa età. Per me il profilo Instagram ha anche la funzione di “biglietto da visita”, facile da mostrare quando mi chiedono che cosa faccio, funzione che spero di attribuire presto ad un sito vero e proprio.

 

-Sei stato a Milano, come ha influito su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e su ciò che produci?
In generale sono molto influenzata dalla sensazione che mi viene data da un luogo; è anche per questo che mi sono sentita stimolata frequentando l’Accademia di Brera che, oggettivamente, si trova in una delle zone più belle di Milano e gode di una bella struttura. Devo dire però di non amare Milano come città, sono sempre stata incuriosita e spinta dalla voglia di vedere qualcosa di diverso, per questo ho deciso di non proseguire col biennio di pittura nella stessa sede.

 

Sarah Catalano, Studio

 

-Quali sono i tuoi prossimi obbiettivi e progetti?
Come dicevo all’inizio dell’intervista, ho deciso di prendermi un anno sabbatico dalla scuola, in primis per concentrarmi per bene sulla tesi, e poi a causa delle difficoltà dovute alla pandemia e alle tempistiche di iscrizione per i Master all’estero. Quindi per quest’anno sto cercando un lavoro che mi permetta di fare una prima esperienza all’interno dell’industria creativa. Vorrei poi concludere il mio percorso di studi con un’esperienza all’estero.

 

-Quali sono i progetti che non sei ancora riuscito a realizzare?
Da quando mi sono laureata ho avuto diversi mesi di blocco creativo, e non sono più riuscita a lavorare; adesso, che sto finalmente riprendendo, spero di riuscire a mettere in pratica una serie di idee mai realizzate, tra cui una serie di “sculture”
installative, lavorando col collage tridimensionale, un lavoro diverso dal solito…

 

Sarah Catalano, Studio

 

-Cosa significa per te essere artisti oggi?
La cosa più importante, se si ha indole/vocazione creativa, è lasciarla fiorire senza mai soffocarla e fidarsi delle proprie sensazioni. Con un pò di fortuna, qualcuno avrà empatia per quello che facciamo.

 

-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti che stimi ed ammiri di Milano?
Cristina Lonardoni e Francesca Panella, sono due mie carissime amiche con cui ho avuto la fortuna di condividere questo triennio a Brera. Hanno due stili davvero particolari e differenti fra loro. Cristina lavora in maniera poetica, con un segno
delicato e allo stesso tempo deciso, frenetico; è per lo più ritrattista anche lei. Francesca invece è materica, le piace sporcarsi le mani, e realizza dei paesaggi di montagna incredibilmente espressivi. Come terzo artista cito Giulia Bertini, bravissima disegnatrice, che ho avuto la fortuna di incontrare già al liceo. Aggiungo anche Rosalìa Gonzàlez Pousa, che non conosco di persona ma seguo su Instagram, adoro i colori e i dettagli dei suoi lavori.


Ringraziamo Sarah per aver risposto alle nostre domande, potete continuare a seguirla sul suo profilo Instagram 

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