Enrico Arietti

Gioventù al muro

Enrico Arietti ci racconta la sua realtà da neolaureato in grafica d’arte a Brera. Tra i primi lavori e la passione per i graffiti, riesce a portare avanti un’opera artistica originale e contemporanea.

PARLAMI DI TE

-Allora Enrico, raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei?
Sono nato a Milano ma ho sempre vissuto a Segrate dove ho frequentato le scuole fino al liceo, per il quale mi sono rispostato Milano al l.a.c. Caravaggio in via Padova.

-Quanti anni hai? Ti rispecchi in questo numero o ti senti di una differente età?
Ho 25 anni, sono nato nel ’94 e direi che mi ci rispecchio abbastanza nonostante abbia passato molto del mio tempo con gente nettamente più grande di me.

  • S B S -Enrico Arietti
    S B S

S B S

-Se dovessi usare solo tre parole per descriverti, quali useresti, e come mai?
Testardo (qualcuno direbbe che non è una coincidenza se sono capricorno) e sicuramente polemico rompicoglioni, a metà tra un avvocato e un regista, poi direi analitico, ragiono molte volte su quello che devo fare, mi capita spesso di pensare per settimane ad un lavoro ed averlo talmente chiaro in testa da realizzarlo poi in un solo pomeriggio.

-Cosa fai nella vita?
Al momento mi sono appena laureato in grafica d’arte a Brera, lavoro come grafico per alcune attività di cui principalmente una scuola di danza e una app appena creata da dei ragazzi della zona.
Recentemente ho iniziato a tatuare nello studio di un amico. Tra una cosa e l’altra ci incastro i graffiti, la mia vera passione.

Details -Enrico Arietti

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INTERESSI

-Parliamo un po’ di interessi personali, qual è il tuo genere musicale preferito? C’è un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?
Ascolto principalmente Hip-Hop da molti anni ormai ma apprezzo la musica in generale, le ho passate tutte negli anni, dal metal alla techno. Ho suonato violino, piano e chitarra per qualche anno per poi fare beat hiphop con ableton… un po’ di tutto insomma. Film belli ce ne sono troppi, non saprei consigliarne uno e basta.

-Enrico Arietti

-Che tipo di arte preferisci? (da andare a vedere, fotografia, pittura, antica moderna contemporanea etc) C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto?
Non c’è un tipo di arte migliore di altri secondo me… ci sono molti tipi diversi di artigianato, ma l’artisticità è a se ed assoluta, adattabile a qualsiasi oggetto/performance etc. Per lo stesso motivo non ci sono grandi artisti ma grandi opere d’arte, alle volte anche una sola in tutta una vita.

-Hai interessi al di fuori del mondo artistico?
Ho iniziato a giocare a basket da piccolo, arrampico, in inverno scio, adoro la musica da ascoltare o da suonare, leggo molto, vado in bici, esco la sera. Mi tengo impegnato ma nulla di che…

Sgarruppati basket graphic -Enrico Arietti

Sgarruppati basket graphic

ARTE

-Parlando della tua passione per l’arte, ci sarà stato un evento scatenante o un qualcosa che ti ha portato ad avvicinarti, e a scegliere questo tipo di carriera;
ti ricordi il momento in cui hai iniziato ad approcciarti con la tua forma artistica? Cosa ti ha colpito così tanto da farla diventare il tuo principale metodo di espressione?

In realtà da quando ho memoria tengo in mano qualcosa con cui disegnare…ho trovato foto in cui non riuscivo ancora a camminare ma già avevo un foglio davanti e un pennarello in mano, quindi in pratica non ho mai smesso non è che ho iniziato…a parte le battute alle elementari, il mio migliore amico era mostruoso, disegnava cose a 6 anni che io a 25 ancora non riesco a fare e questo mi ha spronato parecchio a migliorarmi, da li quasi inconsciamente non ho potuto più farne a meno.

-C’è qualcosa da cui prendi ispirazione per i tuoi progetti artistici non lavorativi?
Bhe da qualsiasi cosa su cui ragiono, che vedo, accade o leggo.

  • Funny weekend -Enrico Arietti

Jellyfish

-Quale artista usi come modello di riferimento?
A me piace molto Caravaggio per il discorso delle luci e delle ombre che mi torna molto utile nei miei lavori ma diciamo che è un ispirazione più tecnica che di pensiero artistico.
Oltre all’arte classica mi interessano molto i lavori moderni di vari illustratori moderni, tatuatori, writer etc.

-Hai fatto un percorso all’accademia di belle arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovato?
Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari.

Ho fatto il primo anno dopo il liceo in NABA per poi scappare a gambe levate e spostarmi in Brera dove ho riscontrato stessi identici problemi a livello amministrativo, funzionale, docenti, ma pagando un decimo di quanto pagassi in NABA (almeno quello). Potrei scrivere 3845827 pagine riguardo la decadenza totale dell’accademia italiana ma non credo sia questa la sede adatta, quindi riassumerò il tutto con: la mia esperienza nell’accademia italiana è stata una evitabile, pessima, disordinata, antimeritocratica perdita di tempo e soldi che per poco non mi ha fatto smettere di fare arte. Ho fatto quattro anni per fare due corsi che ritengo utili e mi sono serviti a qualcosa.

-Enrico Arietti

-Per cosa sei conosciuto?
Credo in realtà di essere per lo più sconosciuto, ma se proprio devo scegliere credo come writer.

-Perché fai quello che fai?
L’arte in qualsiasi forma eleva lo spirito, è espressione necessaria di se, credo che chi non ha mai coltivato nessun tipo di estro viva a metà. È un aiuto, uno sfogo.

-Enrico Arietti

LAVORO

-Nel tuo lavoro, da cosa prendi ispirazione?
Presupponendo un committente diciamo che non prendo una vera e propria ispirazione ma cerco di adattare il mio gusto a ciò che mi viene richiesto, cercando di trovare un compromesso per quanto possibile. E non sempre è possibile.

  • NFRTT  -Enrico Arietti

/nefertiti\

-Ci racconteresti il tuo processo per arrivare a un’opera conclusa: parti da un concept, fai della ricerca specifica, o ti lasci trasportare dalle tue sensazioni?
Solitamente un volta abbozzato mentalmente l’obbiettivo, mi documento su cosa devo disegnare, mettiamo l’esempio di un animale qualsiasi: solitamente guardo svariati video su quell’animale ( le foto sono troppo limitate… nell’impossibilità di avere un soggetto da copiare “tuttotondo” preferisco guardare almeno un video in modo da capire ad esempio il movimento muscolare o trovare un angolazione o una posizione utile al mio scopo). Poi solitamente faccio un disegno a matita in cui cerco di guardare poco l’originale e di filtrare il più possibile attraverso il mio gusto. Dopodiché verrà definito sul supporto finale, sia esso tela, muro, pelle o photoshop.

-I social sono ormai la piattaforma ideale per un artista emergente per pubblicare i propri lavoro ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per il tuo lavoro?
Con i social siamo ancora in un rapporto di amore/odio : amore perché sono un mezzo eccezionale, sia per la diffusione sia per la fruizione. Il loro vantaggio a livello di visibilità è fuori discussione e possono dare una grossa spinta lavorativa. L’odio arriva quando il sistema social in generale, per essere usato come si deve, mi obbliga a passare più tempo a gestire lui che a fare arte, a pubblicare in determinati orari un determinato numero di post alla settimana ne più ne meno, pena una punizione sulla tua reach all’interno del social stesso, stare aggiornati su quale hashtag sia più in uso oggi piuttosto che settimana scorsa… è un sistema che mi irrita non poco e alla lunga risulta anche molto poco meritocratico. D’altronde siamo nel 2019 e le cose funzionano così, cercherò di adattarmi in breve tempo.

-Se sei a Milano, come influisce su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e sulla tua opera?
Giro a Milano da sempre quindi un parte della mia sensibilità è sicuramente influenzata da ciò che mi sta intorno e osservo fin da bambino, più di quanto mi renda conto io stesso probabilmente.
Comunque ho avuto internet abbastanza presto da ragazzino quindi diciamo che la “barriera della città visitabile” non l’ho mai subita pienamente.

-Enrico Arietti

-Cosa vuoi esprimere con le tue opere? Qual è il loro fine ultimo?
Non c’è una tematica comune quindi sicuramente anche il fine è diverso a seconda del momento… credo che sia semplicemente un fatto di esprimere un mio gusto personale creando magari un emozione o una sensazione in chi osserva.

OBBIETTIVI

-I tuoi prossimi obbiettivi, progetti
Non per fare troppo il veniale ma l’obbiettivo principale al momento è sopravvivere e quindi fare soldi, cosa che, come ben sa chi ha intrapreso la strada artistica, non è affatto facile, soprattutto all’inizio. Per questo al momento cerco di lavorare come grafico e tatuatore, al momento è più facile guadagnare con del buon artigianato che con della buona arte.
Ovviamente questo non vuol dire che abbandonerò i miei progetti personali, ma anzi, spero di riuscire ad unire presto i due mondi in modo da accrescere entrambi.

Abbreve -Enrico Arietti


Abbreve

-Come e dove ti vedi tra cinque anni?
Tra 5 anni spero, appunto, di essermi sistemato economicamente e magari di essermi spostato dall’Italia, che inizia a starmi molto stretta per molti versi.

-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti che come te si differenziano dagli altri?
Virginia Dal Magro, Beatrice Lezzi, Ginevra Gatti.

-Enrico Arietti


Grazie ancora a Enrico per aver risposto alle nostre domande, se siete interessati a seguire lui e le sue opere, potete seguirlo su INSTAGRAM e FACEBOOK.

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