Impressioni che affiorano
L’espressività di Anna Zilioli passa per delicati contrasti di luci e di ombre, per dettagli impressi con l’obbiettivo fotografico e per i tratti del disegno che permettono al progetto di assumere una forma. La sua ricerca si muove dall’osservazione del mondo naturale, dando vita a opere dense di spessore in cui le forme immortalate spesso giocano a divenire echi astratti e atemporali.
PRESENTAZIONE
-Allora… raccontaci un po’ da dove vieni, chi sei, quanti anni hai?
Buongiorno, sono Zilioli Anna, ho 23 anni e vengo da Castel Mella in provincia di Brescia.
Il mio percorso artistico inizia al liceo artistico di Brescia, ho frequentato l’indirizzo di arti figurative. La scelta di frequentare l’accademia è stata naturale in quanto volevo ampliare le mie conoscenze e continuare a sperimentare. Mi sono iscritta al triennio di pittura, dove ho potuto provare e vedere i diversi modi di approcciarsi all’arte e soprattutto la percezione che si ha del proprio lavoro.
-Di cosa ti occupi?
In questo momento sono iscritta al biennio di grafica d’arte presso l’accademia di belle arti di Brera.
INTERESSI
-Ti piace la musica? Hai un cantante, gruppo preferito?
Si mi piace molto la musica, soprattutto quando lavoro è un sottofondo costante.
In questo momento prediligo la musica classica, in particolar modo Erik Satie e Philip Glass.
-Un film che secondo te tutti dovrebbero vedere?
Un film che sento di consigliare è Climax, di Gaspar Noé. Una cosa molto affascinante è la narrativa del film che è stata lasciata molto libera così che i ballerini potessero interpretata in base alle loro esigenze.
– Qual è la forma d’arte che preferisci? (da andare a vedere/ a cui assistere: fotografia, pittura, scultura, performance, ecc..) C’è un artista contemporaneo che consideri assoluto o che sia una fonte d’ispirazione?
In realtà sono molto curiosa, quindi mi piace variare molto, a volte mi interessa scontrarmi anche con opere totalmente lontane dal mio gusto personale o che semplicemente che non comprendo a pieno. Le mostre che più preferisco sono quelle dove espongono disegni o lavori progettuali dell’artista. L’artista alla quale mi ispiro è Kiki Smith, lei ha lavorato con diversi materiali privilegiando la carta, e tecniche tradizionali, la sua ricerca verte sulla tematica dell’identità, e il collegamento che c’è tra corpo e mondo e tra uomo e natura. Un secondo artista che mi ha influenzato maggiormente è Renato Bruscaglia, in particolar modo i lavori di incisione.
-C’è un momento della giornata che ti piace particolarmente?
I momenti della giornata che più preferisco sono la mattina e la sera, per la tranquillità e il silenzio.
LAVORO
-Come nasce il tuo interesse per la ricerca artistica?
L’interesse per la ricerca artistica nasce con l’osservare ciò che ci circonda, in particolar modo la natura, vista nelle sue più piccole forme.
-Da dove ti è venuta l’idea e come ci sei arrivata\o?
L’idea completa la costruisco man mano, è un processo che inizia con una traccia, da li raccolgo tantissimo materiale. Il disegno è fondamentale per iniziare lo studio del progetto anche l’utilizzo della macchina fotografica mi aiuta ad avere un punto di vista diverso.
-Un’emozione che sapresti nominare mentre lavori?
Quando lavoro mi trovo davanti ad un ventaglio di emozioni, la più grande ma al col tempo la più pericolosa è la curiosità di vedere il lavoro concluso, questa fretta dettata dalla voglia di vedere concluso il progetto, talvolta porta ad errori piuttosto grossolani.
-Prima di cominciare a lavorare hai già chiara l’idea di come sarà il tuo lavoro?
Non ho mai un idea chiara definita quando inizio una nuova ricerca in quanto parto da delle
parole, o oggetti per me significativi. Con l’inizio del lavoro progettuale inizio ad approfondire sia la parte teorica che la parte legata ai materiali per me fondamentali.
Che ruolo svolgono i titoli per te? E quando li assegni? Di solito i titoli vengono prima o dopo che hai finito il tuo lavoro?
Il titolo è la cosa che più mi mette in difficoltà perché svolge un ruolo chiave nella presentazione dell’opera, lo assegno quando il lavoro è concluso. Nel mio caso deve rispecchiare la sensazione che ho avuto una volto aver visto il lavoro finito.
-Quand’è che senti che un lavoro è finito?
Definire la conclusione di un lavoro non è semplice io solitamente quando mi trovo ad uno stallo decido di lasciarlo in pausa per alcuni giorni o settimane, passato questo tempo mi ritrovo a osservarlo con occhi nuovi e se rispecchia il messaggio che voglio comunicare mi fermo.
-Ti capita di doverti fermare mentre stai lavorando, perché non hai in casa il tipo di pezzo o di materiale che ti serve, e di dover aspettare finché non lo trovi?
Si assolutamente, per me la scelta del materiale è fondamentale, in quanto suscita determinate sensazioni, non è solo un semplice supporto ma un modo di dialogare con il fruitore.
-Quale lavoro secondo te funziona di più rispetto agli altri?
Secondo la mia esperienza personale il lavoro funziona quando ha uno spazio bianco, vuoto, perchè prima di iniziare un progetto ci troviamo sempre davanti ad un foglio bianco, pronto ad accogliere i nostri pensieri le nostre idee.
-Raccontaci come nasce un tuo lavoro. Parti da un’idea, una sensazione o che altro?
Parto solitamente dall’osservare e cerco di capire cosa mi affascina soprattutto il perchè mi interessa così tanto quell’elemento. Successivamente inizio con gli studi sia di tipo teorico che partico, una volto individuate le linee guida inizio con le sperimentazioni.
-Hai fatto un percorso all’accademia di Belle Arti; come descriveresti questo viaggio, come ti sei trovata? Immaginiamo che questo percorso ti abbia lasciato qualcosa, degli strumenti di lavoro che utilizzi o delle influenze particolari.
In accademia ho seguito il corso di pittura, mi ha aiutato a rompere gli schemi creati dal percorso liceale, e sul riflettere perché quel determinato lavoro si sia concluso in un modo piuttosto che in un altro. Ci sono docenti che hanno giocato un ruolo fondamentale nella costruzione del mio percorso artistico, grazie alle loro critiche mi hanno resa cosciente del approccio e del linguaggio che stavo cercando di costruire. Oltre ai docenti un’altra figura fondamentale sono i compagni di corso, che tal volta influenzano il tuo lavoro, grazie a questa presenza costante c’è sempre un confronto continuo ed è una delle cose che ho trovato più stimolanti. In oltre a Brera ho avuto modo di approcciarmi alla calcografia, questo ha cambiato tutto mi son da subito appassionata soprattutto e ho iniziato ad avvicinarmi al mondo della grafica d’arte.
-Qual è il tuo lavoro che finora è stato più apprezzato? E quale quello che tu preferisci?
Il lavoro che più è stato apprezzato è “Affiorare”, questo indaga la figura del vaso ma l’attenzione cade sulla figura creatrice di esso in quanto il ruolo é legato alla figura femminile, il modellare diventa un atto simbolico, una stretta analogia con il ventre materno.
INTERAZIONE CON IL MONDO ESTERNO
-I social sono ormai una piattaforma indispensabile per pubblicare i propri lavori ed essere conosciuti; tu come vivi questa dimensione, e soprattutto, quanto la reputi importante per ciò che fai?
Il social che più utilizzo è Instagram, la mia interazione è piuttosto scarsa, più che per pubblicare i miei lavori lo utilizzo per seguire gallerie artisti, in particolar modo laboratori di grafica. In questo periodo che abbiamo vissuto a distanza ha giocato un ruolo importante nella condivisione dei lavori, e in particolar modo per ricevere pareri esterni sulla propria attività.
-Sei stata a Milano, come ha influito su di te questa città? Il luogo in cui ti trovi ha un’influenza su di te e su ciò che produci?
Milano è una città dinamica con molti eventi, il primo anno che l’ho vissuta mi sentivo sovra caricata da tutto quello che aveva da propormi, ma con il passare del tempo più la frequento mi sono resa conto che ha da offrire molte possibilità.
-Quali sono i tuoi prossimi obbiettivi e progetti?
Uno dei miei obiettivi è approfondire ulteriormente quello che è il mio lavoro, mi piacerebbe
lavorare con formati più grandi.
-Quali sono i progetti che non sei ancora riuscita a realizzare?
I progetti che non sono riuscita a realizzare alcuni mi sono serviti per capire cosa secondo me avevo sbagliato, e altri sono rimasti bloccati per la mancanza di spazio e materiali o semplicemente perché le informazioni che ho non sono ancora abbastanza per far nascere un elaborato solido.
-Cosa significa per te essere artisti oggi?
L’artista svolge un ruolo importante nella società, esso deve comunicare ciò che ritiene importante con una sensibilità capace di coinvolgere e di affascinare le persone.
-Infine, ci indicheresti tre giovani artisti che stimi ed ammiri di Milano?
Gli artisti emergenti della scena milanese importanti per me sono Cristina Lonardoni, Francesca Panella, Francesco Gianatti.
Ringraziamo Anna per aver risposto alle nostre domande, potete continuare a seguirla sul suo profilo Instagram
Venticento Art Magazine http://venticento.altervista.org/